venerdì 25 giugno 2010

TANTI AUGURI ANNA

Passato brillantemente l'anno di Cristo, oggi Anna ne fa 34. Abbiamo voluto festeggiare all'italiana, ovvero cena fuori. Quando partiamo per un ristorantino sotto le stelle, l'orizzonte è illuminato da lampi. Si preannuncia un bel temporale, ma non è così vicino. Ce la facciamo sicuramente a mangiare, anche la torta che il suo ragazzo Alphons ha preparato per l'occasione. In macchina si stà un po' strettini (siamo in 8), quindi Emanuele e Alphons salgono sul cassone.
Quando arriviamo è già tutto pronto, mancano da ordinare solo le bibite.
Si è alzato un po' di vento. Meglio, la giornata è stata davvero calda. Ci servono pesce e pollo, patatine fritte e pane. Il cibo è buono, la compagnia ottima, il piccolo boukarou sopra la nostra testa è stato rifatto da poco. Terrà l'eventuale acqua, dovesse mai piovere?
Non finisco di pensarlo che inizia a piovere; il tempo è cambiato repentinamente, come se fossimo in montagna....ma io questa terra ancora non la conosco bene per capire che è imprevedibile tutto. Ecco ora va via anche la luce e cercare il proprio pezzo di pollo diventa difficile. Ma ci pensa Barbara che comincia a fare foto con il flash..."Regardatemiiiii" urla (nel solito misto francese-italiano che ci piace tanto) e mentre scatta la foto, torna anche la luce.che sia davvero una strega? 
Prima che venga il diluvio corro a prendere la macchina per avvicinarla al boukarou. Quando torno sono già fradicio. Gli altri, per fare tre metri, si annegano. Adesso siamo in otto pigiati come sardine dentro l'abitacolo. Il ricircolo d'aria non permette al vetro di spannarsi, l'acqua viene giù talmente in quantità che le spazzole non riescono a tener pulito il vetro. Insomma...non si riesce a vedere una "cippa". Procediamo a passo d'uomo verso casa; l'azzardo è restare dove siamo. Dopo un paio di chilometri Paolo si accorge di aver lasciato la macchina fotografica sul tavolo. Torniamo indietro. Il tempo peggiora ancora, oramai l'acqua ha invaso tutta la strada, i rami degli alberi più giovani si piegano quasi a toccar terra. Il vento spazza via ogni cosa. Esco per prendere la macchina fotografica; quando rientro sono ancora più zuppo di prima. Le poche macchine in circolazione si fermano sul ciglio della strada, noi invece avanziamo impavidi. Nella notte scura, lungo un improbabile marciapiede (che comunque non esiste), un signore con il bubu bianco (abito tradizionale mussulmano) avanza camminando sotto la pioggia. Un pazzo. O il fantasma di Djamboutou. L'ultimo pezzo di strada per arrivare finalmente a casa sono circa due chilometri di sterrato, ora semplicemente fango. La macchina non ha molta presa, scivola sull'acqua come fosse una tavola da surf. Le buche non si vedono, ci finiamo dentro e si alza una pozzanghera di acqua e terra. Pianino pianino ce la facciamo, in macchina scherziamo per tagliare la tensione. Siamo a casa. Adesso possiamo veramente goderci la torta di mele di Alphons. Si spengono le luci, tre candeline rischiarano la stanza, un desiderio, un soffio...tanti auguri. Grazie per la serata. Gnam gnam.

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