venerdì 29 gennaio 2010

HALLOWEEN A GAROUA

In attesa del nostro ritorno, vi lanciamo un indovinello...che frutto è questo? per chi indovina, sarete ospiti a cena al nostro rientro. 
PS: è grande come una zucca...ma non è una zucca!



PERMESSO DI SOGGIORNO

Credo che per qualche giorno non ci sentiremo. Sabato partiamo alla volta della capitale per cercare di ottenere il nostro permesso di soggiorno. E' una storia lunga e costellata di strane "interpretazioni" di legge.
Ci stiamo girando intorno da circa tre settimane, e le cose stanno più o meno così: fare il permesso di soggiorno qui a Garoua viene circa 260.000 FCFA a testa (400 euro), se lo fai all'ufficio immigrazione. Se invece passi attraverso l'arcivescovo, e ti fai riconscere come volontario (perché, noi che siamo ? Siamo entrati qui in cameroun giusto con un accordo inernazionale....) paghi solo 60.000 FCFA. Ma manca una carta (la solita carta) che il vescovo di Milano deve scrivere al vescovo di Garoua per dire che noi siamo della diocesi di Milano. Ma non lo siamo !!!! Ah bhé, allora....allora ché ?? se siamo volontari e c'è già un accordo...
Nota: don alberto ha richiesto questa carta – poi mai arrivata – ed è dovuto rientrare in italia perché nel frattempo era scaduto il suo visto di ingresso. Quindi in italia ha dovuto farsi rifare un visto di ingresso nuovo. E lui fa parte dello stesso giro ! (di preti, intendo).
Bene; se invece andiamo in capitale, il permesso di soggiorno ci costa solo 10.000 FCFA. (???!!!)

Allora partiamo per yaounde. Tornando penso ci fermeremo a vedere qualche parco naturale. Ci si vede con qualche foto tra una settimana. Ciaooooooooo


"TIMBRO"

Anche oggi "Timbro" mi ha riconosciuto e mi ha fermato.... ma questa volta io ero pronto. Ho visto che si è alzato dal suo banchetto, si è avvicinato, ha portato la mano sull'inguine ed ha iniziato. "Dottore, allora sto raccogliendo i soldi. Fra poco vengo in ospedale. Sà, quando bevo le cose ghiacciate mi si gonfia tutto qui (e mi fa vedere). Fa un sacco male....quanto crede che dovrò restare in ospedale ?".
Dunque (!?). Io non sono un medico.
Poi ho capito che non glielo devo dire più.
Allora mi sono sbilanciato, lui voleva essere rassicurato, .... "penso che in un paio di giorni tu possa tornare al lavoro". Era tutto contento, voleva offrirmi da bere. Ha insistito un sacco. Ho detto che quando torno per dargli conferma di quanti giorni resterà ricoverato berremo insieme una birra.
Mmmmmm, adesso devo forse fare una diagnosi ? Posso comprare una vocale ? E se invece portassi Cristiana da "Timbro", e se ci mettessimo in strada a fare una consultazione, e .....e se solo le cose andassero per il verso giusto e fossero vagamente normali come a casa ?

Forse non saremmo qui.

GIRO DI BARNDAKE'

La domenica, stringi stringi, è l'unico giorno dedicato al risposo. E solo per noi. Il sabato mattina l'ospedale è aperto, ci sono le altre attività e quindi...si lavora. Ma alla domenica si è deciso che si esce. Qualche giretto qui intorno, giusto per conoscere dove siamo. Oggi siamo stati a fare un picnic in brusse. Caldo caldo, tutto un po' arido e secco. Abbiamo optato per l'ombra di un albero. Aperto lo zaino, ci sono solo metà dei panini. Funziona così anche qui. Prendo io, no prendi tu, si dai sbrigati, ...metà panini sono a casa. Vabbé, l'importante è la compagnia.

Abbiamo attraversato luoghi desolati, paesi sperduti dove non diresti ci possa vivere nessuno. Senza un pozzo d'acqua a portata di mano.
Poi siamo arrivati ad un centro di raccolta del cotone. Ecco perché la pista era così tenuta bene....ci devono passare i camion della società che sfrutta queste povere persone. Lavorano la terra e piantano cotone per poche migliaia di franche al mese. Un paio d'anni di raccolto ed il terreno non rende più, nemmeno per altre colture. Uno dei progetti lanciati negli ultimi anni è anche quello di cercare di invertire questa rotta e di portare i contadini a coltivare la terra per prodotti che possano generare una fonte di reddito e di sostentamento nel medio-lungo periodo. Anche perché quello del cotone è veramente un processo di strozzinaggio. La società (monopolista) ti fornisce "gratuitamente" il concime e gli strumenti per coltivare il terreno, poi alla consegna del raccolto si trattiene i costi di quello che ti ha anticipato....pagando per lo più una pipa di tabacco il tuo lavoro...... Multinazionali...... Nostre......


MONSIEUR "PROBLEMA"

Oggi mi va di parlarvi di "monsieur probléma", in arte Benjamin. E' un brav'uomo, così si direbbe. E lo è davvero. Lui dice che fa del bricolage, perché tutti gli africani fanno del bricolage. Con questo suo modo di dire vuole intendere che si arrangia a fare un po' di tutto. Ma lo dice serio e con un filo di tristezza. Perché vorrebbe avere i mezzi, l'istruzione e la competenza per fare di più e per fare meglio. Si dispiace di non aver potuto studiare, si dispiace che i suoi attrezzi sono mezzi rotti. Ma alla fine risolve tutto.
Io lo prendo un po' in giro, perché appena mi vede alla mattina mi dice: "ogi abiamo un problema a ospedale". Io di solito allargo le braccia e dico: "anche oggi!". Lui capisce l'italiano e sa che scherzo. Ma ieri gli ho detto: "domattina non voglio sentire che ci sono problemi, voglio che mi dici che va tutto bene". Si deve essere dimenticato.
Mi ha preso per mano e mi ha condotto a vedere che il rubinetto dell'acqua perde. Ok, cambiamolo. E la serratura che non chiude bene; ed il condizionatore con il filtro sporco....e poi i neon. Questa dei neon è una trafila quasi quotidiana. Alla fine gli ho detto di comprarne una scatola. In tutto sono 25, dureranno un mese ?
Ma poi è anche quello che si infila i guanti e spurga il pozzo nero.
Un giorno mi ha chiesto se può darmi ogni mese una piccola somma che poi quando torno in italia gli compro un pc usato ed una fotocamera, usata anche quella. Vorrebbe fare delle foto alla sua piccola Victoire e archiviarle sul pc.

Di Benjamin mi fido. Mi sembra davvero una persona buona. E' il primo che cerca di cambiare le cose che non vanno, ogni giorno si prende la sua razione di parole perché un po' tutti lo trattano male. Perché è buono e perché è sempre disponibile. Adesso gli ho chiesto di esserci anch'io quando i suoi colleghi di più "alto grado" (infermieri e operatori sanitari, ma anche addetti alla lavanderia e pulizie) gli elencano le cose che non funzionano o si sono rotte. Forse così gliele diranno un po' meglio, e non in quel solito modo rude che mi fa girare le scatole.

Quando non so una cosa sul cantiere (di ampliamento dell'ospedale) vado da Benjamin. Lui è paziente, mi spiega, mi fa vedere che i lavori non sono stati fatti troppo bene. E' stato così che lo hanno cacciato dall'impresa presso cui lavorava; si era rifiutato di lavorare in questo modo un po' "cialtrone". Allora lo hanno messo alla porta. Il dr.Roberto allora lo ha assunto come tuttofare all'ospedale. Se non ci fosse Benj......
p.s. Adesso gli ho detto di dirmi così: "stamattina tutto bene,...però potremmo cercare di migliorare, mi sembra che si sia rotto....". E' un buon mattino, migliore.

CONTRABBANDIERI

Un viaggio di 980 km, verso nord. Siamo partiti all'improvviso, alle 11.00 di un sabato mattina. Il nostro carico di medicinali, donatici da un ospedale messo in piedi da un prete italiano in Ciad, non passava la frontiera. Le scorte del laboratorio erano finite, il container con il nuovo approvvigionamento tarda ad arrivare...e così abbiamo chiesto agli ospedali "vicini" (cioè amici) se potevano darci una mano. Anche questa è cooperazione, in fondo. Ed i buoni rapporti valgono, anche qui, molto più di mille parole e mille promesse. Così, quando a chiedere aiuto è stato il nostro piccolo ospedale, in Ciad si sono ricordati del dr.Roberto (presidente del Cumse), del progetto di telemedicina con l'università di Torino, degli aiuti reciproci che ci si è scambiati in tutti questi anni.... ed ecco pronti una ventina di scatoloni di farmaci. Già, ma il nostro corriere inviato in avanscoperta, pensava fossero un paio solamente. Un carico così, su un normale pulmino non sarebbe certo passato inosservato. Così, per non aver problemi alla frontiera, abbiamo preso il nostro bel jeeppone, e siamo partiti. Al confine siamo arrivati a sera. Abbiamo attraversato un parco naturale ma eravamo davvero di corsa, così abbiamo preso solo pochissime foto. Ma tanto avevamo già deciso di ritornare in stagione secca, quando gli animali si avvicinano senza problemi alle poche pozze d'acqua ed è così possibile osservarli (accompagnati dall'opportuna guida del posto, in piena sicurezza).

Abbiamo mangiato in strada, in un "ristorantino" gestito da mussulmani. Io, stordito dal viaggio e totalmente rilassato, non mi sono ricordato che non era il caso di ordinare una birra (ne avevo una voglia matta!), ad un mussulmano. Mi ha guardato male, poi mi ha concesso il beneficio del dubbio visto che ero bianco. Il pollo non era male e nemmeno il resto (che non so cosa fosse). La fame era tanta; a pranzo avevamo preso qualcosa al volo. Adesso volevamo solo andare a dormire. Appuntamento domattina alle 6.30.
Abbiamo dormito in una piccola bettola, fuori dal centro città.

Alle sette e trenta siamo al confine. C'è coda.
Per noi non è possibile passare, siamo bianchi e desteremmo sospetto. Inoltre non abbiamo il visto per entrare. Il nostro piccione viaggiatore sale sulla jeep e passa senza problemi. Il logo della comunità europea sulle portiere apre strade inimmaginabili. Aspettiamo solo un paio d'ore; ritorna con il cassone pieno di scatoloni di farmaci.
Missione quasi compiuta, ora ci aspetta il viaggio di ritorno verso casa. Il sole picchia duro, i finestrini sono tutti giù. Facciamo a cambio, due ore di guida a testa. In tre dovremmo farcela ad arrivare entro sera, se non facciamo troppe tappe. La strada e le buche che non avevamo visto il giorno prima venendo, ora sono più chiare. E' asfalto, ma non si può chiamare strada. Ci fermano a quasi tutti i posti di controllo, ma ci salva sempre il colore della nostra pelle e quel semplice marchio Ue sulla portiera. Incrociamo diversi militari sulle camionette, bardati di tutto punto. Non c'è guerra, ma un mitra in mano fa sempre la sua figura. 
Alle quattro suona il telefonino. Sono le nostre ragazze che chiedono a che punto siamo. Ci siamo. Abbiamo appena passato il classico cartellone pubblicitario della birra "33" che annuncia appunto che mancano 33 km a garoua. Arriviamo stufi, sfatti, sudati ma contenti.

In tavola Paolo, Barbara e Cristiana ci fanno trovare ogni cosa. E' un regalo. Tortelli alle erbette con sugo, patatine, dolce e....gelato. Tutto fatto in casa. Si festeggia. Sono contento per quello che abbiamo fatto; nulla di grande, ma aveva un senso. Non salveremo mille vite, ma sento che tutti abbiamo collaborato per lo stesso fine. Anche chi era a casa ad aspettarci.

UNA BELLA NOTIZIA [26.01.2010]

Vi siamo mancati ? Si ? No ? Un pochino ? ...bhè, l'attesa è dovuta semplicemente ad una scelta: quella di riprendere a scrivere solo dopo una bella notizia. Che è arrivata oggi, quasi inaspettata. Ma proprio per questo è la più bella. Ero in casa a cercare di far quadrare i conti dell'ospedale (i costi di ampliamento, le risorse che mancano ed il costruttore che rivendica l'aumento dei prezzi delle materie prime) quando arrivano Emanuele e Barbara, e subito dopo Paolo. Sono felici, lo si capisce dalla gioia irruenta con cui mi raccontano e dal sorriso a tutto tondo. Il ragazzino che vedavamo dormire tutti i giorni, a tutte le ore del giorno e della notte, sul marciapiede di una strada che porta in città ha accettato di entrare nella grande famiglia di Saare Jabbaama. E' stato avvicinato giusto questa mattina da Jacques e Paolo. Il meno convinto della riuscita di questo avvicinamento era proprio Jacques. Era certo che il ragazzino si sarebbe rifiutato di salire in macchina, per paura forse di essere portato in prigione. Erano mesi che lo vedevamo lì. Steso a terra, con i soli vestiti e nemmeno un cartone per giaciglio. Aveva scelto l'ombra rassicurante di un albero, per "riposare" al fresco. La testa appoggiata ad un mattone. Quasi sicuramente sniffa colla. Voci di quartiere dicevano che avesse problemi psichiatrici. Invece forse non aspettava che una mano aperta e tesa all'accoglienza. Ha accettato subito di salire in auto, non ha fatto domande, ha iniziato subito a parlare. Breve passaggio all'ospedale per capire se ha qualche malattia (tubercolosi) e poi l'inserimento con gli altri ragazzini. Ha iniziato subito a parlare con gli altri ragazzini e credo che di vicende di vita vissuta ne abbia da raccontare. E' bello ricevere oggi questo piccolo ma immenso regalo.
Questa la dedico ad Ugo, a chi crede nei ragazzi, a chi crede che bisogna continuare a crederci, anche dopo cocenti delusioni e immensi sforzi.

sabato 16 gennaio 2010

"RUCOLA"

Alla Maison des jeunes ci andiamo quando si può, quando abbiamo finito il nostro lavoro e quando ci sono delle feste. Lì vi si ritrovano i giovani che hanno voglia di aggregarsi. E' un punto di riferimento come potrebbe essere da noi il patronato (o oratorio, per quelli del nord ovest italia). Ci sono diverse attività, ricreative ed educative (corso di taglio e cucito, corsi di computer, una biblioteca, corsi di ballo, arti marziali, ...) e negli spazi aperti c'è anche un campo da pallavolo, oltre a quello di basket e di pallamano (si, manca quello di calcio). Vedendo giocare i ragazzi ci è venuta l'idea di creare una squadra di pallavolo; si chiamerà "Rucola". Questo è il nome che ha scelto il nostro coach (Christian), perché per lui rappresenta il gusto amaro della sconfitta. Ma lui non sa che noi siamo delle schiappe.....Comunque, per adesso l'appuntamento per gli allenamenti ed i primi tocchi è fissato per sabato pomeriggio. Dobbiamo ancora fissare i ruoli ma penso che metteremo Emanuele, con i suoi quasi 2 metri di altezza, fisso a muro (per le schiacciate ci stiamo attrezzando), Cristiana nel ruolo di alzatrice, io e Barbara (i più forti) faremo banda e opposto. Ancora da definire i ruoli di Paolo, Angelle e Roberto.

LE VERITA' NASCOSTE


Ho atteso che Cristiana finisse il suo turno all'ospedale, quindi abbiamo inforcato il piccolo jeepino e siamo andati a fare un giretto in centro. Cosa vuoi, noi abituati al centro storico di Padova, che quando esci di casa sei subito nelle piazze....Cristiana sta cercando una stoffa o un vestito, non so bene. Ci sono i saldi anche qui, quindi perché non approfittarne ! (Vecchio discorso valido per tutte le donne, e che i mariti si sentono ripetere ad ogni stagione). Purtroppo non troviamo nulla di interessante. Facciamo per salire in macchina e mi si presenta davanti un tizio, con qualche dente in meno. Io non lo riconosco, ma lui sì. Mi dice che è pronto, che allora viene in ospedale per operarsi di ernia. Cristiana ride (senza farsi vedere) ed io con una certa professionalità gli dico che va bene, che allora lunedì si presenti in ospedale e che un medico lo visiterà e stabiliranno il giorno dell'intervento. Chi era costui ? Un matto, forse ? No, no, no. Era l'omino del timbro, quello di cui vi ho raccontato un mesetto fa e la cui storiella avete pensato mi fossi inventato. Ed invece no, adesso Cristiana (che continua a ridere) può testimoniare.
E' proprio vero che quelli strani li becco tutti io.

LACRIME

E' una bella serata. Nessuno di noi ha voglia di cucinare. Decidiamo allora di andare a mangiare qualcosina in uno dei tanti posticini che si trovano lungo le strade di un quartiere vicino. Panino imbottito con carne; qualche bigné salato. Paolo ed Angelle invece prendono pesce. Si mangia seduti su una panca, sul bordo di una strada. Le bibite in terra. Nulla di così brutto, una situazione molto comune. Alcuni ragazzini si siedono qualche metro più in là. Ci osservano, ma lo fanno con discrezione. Noi mangiamo e chiaccheriamo. Quando facciamo per alzarci, i ragazzini si avventano sugli avanzi nei nostri piatti. Lo fanno con rapidità e destrezza. E' una scena che mi fa male. Per varie ragioni: avrei dato quegli avanzi solo ad un animale (erano solo lische e pelle), ingurgitano tutto il più rapidamente possibile.
Salgo in macchina un po' stordito. Ripenso a Vale e a Checcho ed al loro regalo prima della nostra partenza. Un piccolo diario, diviso a metà. Da un lato ci hanno chiesto di scrivere le cose buone di questa esperienza, dall'altro lato le cose cattive. Poi un giorno sarà per i loro bambini: Alessandro, Giovanni e ... Ecco. Questa storiella (purtroppo vera), è per tutti i bambini capricciosi – come sono stato anch'io – che fanno storie per mangiare quello che mamma e papà preparano loro.

TRISTEZZA

Stamattina Paolo è partito insieme agli educatori per andare a riprendere un po' di ragazzini (di strada). Le vacanze sono finite, devono rientrare a Saare Jabbaama per proseguire nel cammino di reinserimento. Purtroppo all'appello ne mancano due. Sono ritornati in strada. Jacques è demoralizzato e arrabbiato al tempo stesso. Chi lavora con i ragazzi, soprattutto in questi contesti, purtroppo sa che questo tipo di cammino è difficile e rischioso. Gli insuccesi ci sono, eccome. Ci vuole coraggio, passione e molta forza per non abbattersi. E' vero che gli altri ragazzini ci sono tutti, che tutti hanno passato un buon natale con le loro famiglie...ma inevitabilmente si finisce per pensare alle "pecorelle smarrite". E adesso ricomincia il lungo lavoro di recupero, di contatti, di avvicinamento, di ritrovamento...Incrociamo le dita. Ma soprattutto, uniamoci in una preghiera fraterna per quanti ancora sono per strada, disorientati. Alla ricerca di una meta.

DISAVVENTURE

Mattina di ordinaria "follia". Il dottore dell'ospedale (il "capo" di Cristiana, che per coincidenza sfortunata si chiama pure lui Alberto) si è messo in testa che dobbiamo ripristinare la televisione a circuito chiuso nelle stanze di attesa dei pazienti. E' due giorni che va dietro a questa cosa...Ma io mi dico, con tutti i problemi dell'ospedale, hai altro da chiedere ? Solo perché devi tirare fuori dal tuo armadietto delle vecchie videocassette in francese?
Allora, per farlo contento parto per la città alla ricerca di un videoregistratore. Già! Ma da quant'é che non funziona il videoregistratore ? Perché cerca e cerca, mi ridono quasi tutti in faccia...oggi c'è solo il dvd, mi rispondono meravigliati. Vero. (per la cronaca sarà almeno un paio d'anni che il tutto è fermo). Allora adesso i problemi diventano due. Trovare qualcuno che converta le videocassette in dvd, e convincere il dottore a passare ad una nuova tecnologia.
Nel mio vagare per cercare un convertitore, mi imbatto in quello che da noi è considerato un grande magazzino di elettrodomestici e di elettronica. Si capisce che è di un livello superiore da numerosi indizi: è fuori dal mercatino rionale tutto impolverato ed incasinato, ha un'insegna bella grande e con tutti i caratteri della scritta, ha un parcheggio (più o meno)...e soprattutto c'è un tornello all'ingresso. Entriamo (nel frattempo si sono uniti alla ricerca anche Barbara ed Emanuele). Visto che a loro manca un riduttore per connettere il pc portatile alle prese francesi (non ho mai capito perché dopo l'euro, come moneta unica, non si possano uniformare anche le varie spine e prese), parto con chiedere se ne hanno una. Mi imbatto ovviamente nella persona sbagliata. Allora mi chiamano (e presentano, addirittura) il direttore. Poi sopraggiunge il cosiddetto "tecnico". Spiego il problema. Mi serve un semplice riduttore che prenda in pancia una classica spina europea a tre, ed esca con due soli piolini. Il tecnico (traduzione): "Eh...bisogna vedere la spina". Ma daiiii! Te l'ho spiegato, mi hai fatto vedere quelle che hai (e non vanno bene, perchè se ti dico che i tre piolini devono essere allineati, è inutile che mi presenti un riduttore con tre fori disposti a triangolo!), te l'ho disegnata, ...che cosa vuoi ancora !!! "Eh...bisogna vedere la spina". Fortunatamente c'è lì il direttore. Lui ha capito cosa ci serve, cerca di convincere il tecnico...Ma niente. Occorre tornare con la spina, perché lui la veda. Il direttore invece è di altra pasta: si mostra persona cortese ed attento a soddisfare le esigenze del cliente (peralrto il grande magazzino è vuoto, ci siamo solo noi, e vista la cortesia e l'acutezza del tecnico credo che saremo gli unici della settimana); ci accompagna di là della strada in un negozietto che ha un po' di tutto. Le hanno finite, ma le avevano. Non si sa quando ne arriveranno di nuove, ma intanto sappiamo che ci sono.
Ritornando al negozio gli espongo il problema delle videocassette. Mi dice che ha un tecnico che se ne occupa. Entriamo. Il tecnico è sempre lo stesso. Spiego il problema mentre il direttore resta seduto sul tornello. Emanuele assiste alla scena (e se la ride). Barbara invece osserva quella che dovrebbe essere la cassiera che è completamente sdraiata (ma proprio in orizzontale, sul fianco) sulla panca davanti alla cassa.
Esaminato il problema il tecnico risponde: "Eh...bisogna vedere le cassette, quanto durano, ..e poi di che qualità è l'audio...". Aggiungo particolari in risposta alle sue domande. Nel frattempo entra un venditore ambulante. Il tecnico prende un uovo sodo, lo condisce con un po' di salsa, lo addenda e riprende "Eh...bisogna vedere le cassette, di che modello sono....".
Vi immaginate la scena? Ecco, non credo che tornerò con le cassette.

venerdì 8 gennaio 2010

CUMSE [grazie a voi]

Vorremmo usare questo termine - "Cumse" – per ringraziarvi dei soldi che ci state inviando. La parola è l'acronimo in lingua Ghisigà (dialetto del nord cameroun) di "SEM CUM", ovvero "Grazie a voi". Per un maggiore dettaglio vi rinviamo al sito web www.cumse.it. E' il sito dell'associazione che ci ha permesso di vivere questa esperienza; è appena stato rifatto e secondo noi vale la pena farci una visitina.


Grazie a quanti stanno rispondendo alla nostra richiesta di aiuto e di sostegno ai progetti. Sappiamo che ci sono state le festività, i regali, le vacanze...e quindi i soldini erano risicati. Non importa; a noi è sufficiente il vostro sostegno anche nella preghiera. Se poi, invece, qualcuno vuole pure venire a sporcarsi le mani quaggiù....lo accogliamo a braccia aperte.

AFRIKA

Africa è la terra dove siamo. Afrika è questo splendido "cucciolotto" di ippopotamo che qualcuno aveva scambiato – nelle puntate precedenti – per Cristiana. E' stato addomesticato dagli abitanti vicini al fiume, e con loro si comporta come un animale domestico. E così anche noi proviamo a dargli da mangiare...lui mangia a sbaffo, noi facciamo alcune foto...ed il guardiano del parco ci guadagna qualcosina.



PAOLO


Un paio di giorni prima degli psicologi (che ripartono dopodomani) è arrivato anche Paolo. E' venuto per fare un anno di servizio civile volontario. Viene da Domodossola. Ha studiato da regista. Si è subito ben inserito. Mi ricorda Alessio a Disneyworld.

PSICOLOGI

Non sempre riusciamo ad aggiornarvi in tempo reale con gli accadimenti africani. Succedono troppe cose e non sempre troviamo la serenità per mettere in fila i mille pensieri che vagano nel nostro cuore e nelle nostre menti.


Quindi ci siamo dimenticati di dirvi che con noi ci sono anche 3 psicologi (uno è addirittura psichiatra) più una ragazza-artista, figlia di uno di questi. Sono arrivati il 30.12. Sono qui per il terzo (ed ultimo) anno, con un progetto di educazione/formazione rivolto ai responsabili delle diverse strutture (Edr, Mjc, Cfap). Fanno parte dell'associazione "L'avete fatto a me" di Milano (sito: www.lavetefattoame.org). Ecco, questo aspetto dell'intervento qui in africa, ha un senso. Almeno per me. Non solo portare aiuti materiali, ma inserirli in un contesto di sviluppo, di collaborazione, di crescita che passa anche e soprattutto attraverso lo scambio di idee, di confronto. Lavorando insieme, uno accanto all'altro. E basti dire che l'idea di avere degli approfondimenti sul tema della gestione dei ragazzi di strada è venuta agli operatori dell'Edr. In questi giorni hanno lavorato attivamente sulla gestione dei casi più problematici, si sono sviluppate tecniche di lavoro di gruppo, riflessioni su possibili nuovi approcci.

In casa, invece, gli psicologi vanno presi con le molle. Non tutti sembrano distinguere la loro "mission" africana con la vita quotidiana al di fuori degli incontri. E' stato sufficiente parlare a tavola, durante il pranzo, di quali sono i nostri film preferiti che...


Bhé, quando ho detto che sono affascinato da film come "A beautiful mind", "La leggenda del pianista sull'oceano", "Shine"...la metà del tavolo alla mia sinistra (dove stanno gli psicologi, appunto) tutta ad un tratto si è zittita. Gli sguardi si sono fatti intensi. Mi sono sentito scrutato nel profondo. E sono partite le domande. "Cosa ti affascina di questi film ?". O mio dio, cosa avrò mai detto...
Insomma, secondo me "A beautiful mind" narra la storia di una persona affascinata dai numeri e che ci costruisce su le sue teorie economiche. Certo, si fa prendere un po' la testa, ma c'è della genialità in quell'uomo (per Cristiana, è un film angosciante). Questo mi affascina, la genialità di persone non banali.
"La leggenda del pianista sull'oceano" (a proposito, la colonna sonora è strepitosa) racconta la vita ed i sogni di una persona che vede il mondo attraverso i racconti dei viaggiatori che salgono su quella nave da cui lui non è mai sceso.
Ed infine "Shine", con la storia di un pianista che diventa matto nel tentativo di suonare alla perfezione il terzo concerto per pianoforte ed orchestra (detto "Rach3") di Rachmaninov. Per me è una storia di costanza, impegno, tenacia vissuta fuori dall'ordinario. Certamente costellata di sconfitte ma anche di vittorie. Ma credo che si sia bisogno di persone fuori dal comune. Eppoi queste mica hanno fatto del male a qualcuno...

Ma poi ci sono altri film che io giudico belli e che potrebbero far pensare che non sono del tutto sano di mente. E' che non ricordo i titoli...e nemmeno come vanno a finire.

p.s. Per stuzzicare l'appetito degli psicologi (e le loro fantasie), ho anche tirato fuori dal cappello magico la storia di Pietro Maso. Chi se la ricorda ? Ecco, questi sono i "matti".

POSTA

Oltre ai nostri indirizzi mail ed al numero di telefono (che trovate giusto qui a sinistra), i nostri contatti si arricchiscono di una casella postale fisica. Ci potete scrivere cartoline, lettere, spedire pacchi (devono essere ben chiusi con più giri di nastro adesivo, ed anche l'etichetta deve essere protetta dall'acqua)...all'indirizzo seguente:

Alberto Sisani e Cristiana Nardi
c/o CPSS Djamboutou
BP 1385 Garoua
Cameroun
Africa

p.s.: per il panettone, oramai il tempo è passato. Per Pasqua, se vi sbrigate, la colomba potrebbe arrivare...

nota: ci fa piacere se oltre a leggere il blog ci mettete dentro le vostre idee, le vostre opinioni, i saluti...Non potete allegare foto o video, ma quelli ce li potete inviare via mail. Aspettiamo con gioia le foto delle vostre vacanze natalizie.


[luna in cielo]

2 MESI [06.01.2010]

Voilà! (interiezione che qui in africa si utilizza a sproposito ed in ogni situazione, e a me sembrava quindi utile per iniziare questa giornata). Oggi sono due mesi che abbiamo lasciato l'italia, le nostre famiglie, il nostro lavoro, gli amici...Possiamo dire che il tempo è volato. Per noi, qui, è così. Troppo presto per fare delle "evaluation", ma non per fare delle considerazioni. Finalmente cominciamo a prendere il ritmo delle giornate, ad adattarci un pò, a conoscere gli ambienti e si può dire che ci troviamo bene. La città è molto diversa dalle nostre, le strade non sono asfaltate..

Bello. Difficile, a volte. Ma bello. Emozionante, affascinante. Assurdo, a volte. Ma nuovo. Ricco e intenso. Semplice e complesso, insieme.



NUOVO ANNO [01.01.2010]

E voi, che impegno vi siete presi per quest'anno ? Noi stiamo pensando a ....

LUNA PIENA [31.12.2009]


Sono davanti al computer, in sala internet cercando di aggiornare il nostro blog. Arrivano Barbara ed Emanuele a prendere le chiavi di casa. Guardo i loro occhi e capisco che oggi non è stata una gran bella giornata. Intuisco in quelli di Barbara delle lacrime nascoste, nelle parole di Emanuele molta rassegnazione e dispiacere.

Oggi termina il progetto della Comunità Europea, quello di sostegno al progetto agro-pastorale. Dopo tre anni passati a sviluppare, creare, cercare un futuro...oggi è arrivato il momento di farsi ridare le moto (che gli operatori adoperavano per spostarsi alla farm), oggi è arrivato l'ultimo giorno di lavoro. A Barbara ed Emanuele, che sono qui in Camerun da fine ottobre, è toccato l'ingrato compito di chiudere la porta, di stringere le mani per un (forse) arrivederci. Da domani tutti a casa. Pazienza per le moto (qui la macchina è un lusso per pochi), che però ti permettono di mantenere il contatto con il mondo,...ma sono saltati anche i posti di lavoro. Certo, lo si sapeva già dall'inizio. Però quando hai 5/6 bimbi che ti guardano e ti chiedono da mangiare, cosa dici loro ? Ma in fondo queste persone sono formidabili; hanno da insegnarci molto. Perché in loro c'è (purtroppo, ma è la loro fortuna) l'abitudine a dover lottare giorno per giorno contro le difficoltà. E loro ci sono allenati. Per cui, anche se rattristati dalla fine di questo rapporto che non era più solo di lavoro ma anche umano...da domani cercheranno un altro modo per portare a casa un pezzo di pane. Alcuni continueranno a coltivare la terra, proseguiranno nel progetto in maniera autonoma. Altri cercheranno un'altra strada.

E' la sera di capodanno. Abbiamo acceso il fuoco e faremo pesce alla griglia. Che bello rivedere il colore vivo del fuoco e sentirne il dolce calore. Manca l'aria di montagna ma il gusto di tante route fatte insieme, a cantare intorno al fuoco, quello c'è. La luna in cielo è piena. Bella, luminosa. Speriamo che con sè porti un anno pieno di gioia e serenità, per tutte queste persone. E che sappia illuminare il cammino di ognuno.

A Barbara ed Emanuele vorrei regalare un grande abbraccio, per quello che stanno facendo, tra le mille difficoltà di chi inizia un cammino nuovo. E sempre con il sorriso, con mille risorse.