venerdì 27 novembre 2009

FETE DU MOUTON [27.11.2009]

Oggi ricorre una festa musulmana, la festa del montone. Quindi vacanza; anche Cristiana è libera e quindi decidiamo di fare un giro al fiume. Un po’ di svago per noi ed un po’ di foto per voi.
pescatori..ippopotami...mucche...i montoni se li sono mangiati tutti...ci sono rimaste solo le pelli!






PIACERE...GABRIELLA

Banalmente si potrebbe dire "com'è piccolo il mondo!" Eppure...tra gli invitati alla festa c'era pure Gabriella, suora laica che da 7 anni è qui in Cameroun per seguire un progetto nei villaggi per la promozione della donna e la sensibilizzazione della diffusione dell'HIV.
Nel suo discutere in italiano ogni tanto infila qualche parola che ci sembra di conoscere; forse, più che le parole, colpisce la sua tipica inflessione veneta (noi invece non lasciamo trapelare in alcun modo le nostre origini...). Quando se ne esce con un "fioi che fadiga!", le supposizioni si fanno certezza.
E' di Vigodarzere, dietro l'angolo insomma...

UNA BIRRA CON GLI AMICI

Ieri sera siamo usciti per festeggiare una coppia di ragazzi che torna in Italia. Lei si chiama Alessia, è italiana ed è rossa come me. Proprio un bel rosso carico. Ed ha il tipico carattere di un rosso...si è sposata un paio di mesi fa con Nicholas, ragazzo camerunese che fa l’educatore a Saare Jabbaama e segue i ragazzi più grandi in carcere. Mi fa tenerezza pensare a Nicholas che viene per la prima volta in Italia, ed atterrerà l’11 di dicembre. Qui abbiamo 32 gradi ed il sole tutto il giorno....come se la caverà con la nebbia di Milano, e la gente di Milano ?
Alla festa ho parlato un po’ con J., dei suoi sogni e dei suoi progetti. Lavorare nel progetto “Enfant en difficulté” lo riempie di motivazioni, anche per i buoni risultati di integrazione fin qui ottenuti. Tuttavia leggevo nei suoi occhi un po’ di amarezza. Mi sono fatto spiegare...è che con questo governo sembra che non ci siano possibilità di svolta. Il presidente è in carica da 25 anni; appena salito al potere ha instaurato un tranquillo governo militare (tranquillo per davvero). Quindi ha rivisto tutto il sistema, con il risultato che oggi un professore universitario guadagna meno di un militare; e pertanto nessuno è incentivato proseguire negli studi. Si è ingenerato in pochi anni un abbassamento del livello culturale e l’aumento del divario tra le diverse classi sociali. Ed in tutto questo contesto, resta la paura di provare a riunirsi per protestare, di provare a lottare per un cambiamento. Vince la paura di perdere quel poco che hai. Ma non mi è sembrato che J. voglia lasciare il suo paese, è attaccato a questa terra, alle sue origini ed alle sue tradizioni

ENFANT DE RUE




La visita di Rosella mi ha permesso di conoscere una realtà per me ancora sconosciuta, il centro Saare Jabbaama. E' una bella struttura, ma ancor più bello è il progetto che la sostiene. Anche qui, come avevamo visto in Ecuador, la realtà dei bambini di strada (che qui hanno deciso di chiamare bambini in difficoltà, per non ghettizzarli) è davvero molto presente. Sono per lo più ragazzini scappati dalle violenze familiari, scappati da paesi e villaggi vicini e lontani, abbandonati o i cui genitori sono morti. Vivono per strada, dormono per strada. Non sono riuscito a trovare il coraggio di fotografarli, ma i ragazzini di Saare Jabbaama quelli sì. Ieri sera, che siamo usciti con gli educatori del centro a bere una birra, anche Cristiana ha potuto vedere il centro. E non appena i ragazzini l'hanno vista, tutti le sono saltati addosso. Hanno davvero un gran bisogno d'affetto, soprattutto materno.
Il centro, molto pulito ed ordinato, accoglie fino ad un massimo di 15 ragazzini. Arrivano qui dalla "Maison des jeunes", una struttura in centro a Garoua. Lì vengono in un qualche modo selezionati; è brutto da dire, ma non c'è soluzione. Per due ragioni. I ragazzini che hanno bisogno di essere accolti nella struttura sono davvero molti e non per tutti ci sarà possibilità di reinserimento. Quindi vengono "scelti" quelli sui quali si pensa di riuscire ad ottenere un risultato maggiormente positivo.
Lo stato camerunese sostiene in maniera davvero minima il progetto. Fornisce solo un operatore (Jacques), che è dipendente statale. Il resto degli educatori è pagato dal Coe, con i finanziamenti che arrivano dall'Italia.
A Saare Jabbaama i ragazzi hanno modo di vivere in comunità; c'è sempre almeno un operatore con loro, giorno e notte, a turno. Ci sono attività educative e ricreative e l'obbligo di andare alla scuola (per imparare il francese, visto che conoscono solo il foufoulde, lingua tradizionale). Qui hanno un pasto, la possibilità di guardare all'igiene personale e la speranza di vivere in un clima familiare. Tra l'altro la struttura ha al suo interno una piccola casa e si sta cercando una famiglia camerunese che voglia vivere all'interno di Saare Jabbaama, proprio per testimoniare nel concreto un modello riuscito di vita familiare.

Qui ha fatto il suo mese di stage Eliana.

VISITE E PRESENTAZIONI [22-26.11.2009]


Settimana davvero "impegnativa". E' arrivata la presidente del Coe, miss Rosella, per un saluto ed una visita alle varie strutture, dopo la rielezione di qualche mese fa. E' una suora laica, decisa nelle sue posizioni e nel suo modo di affrontare il mondo del volontariato. Il suo arrivo nella nostra casa, e quindi nella comunità, ha creato un po' di scompiglio. Le giornate si sono susseguite frenetiche, zeppe di incontri e di confronti. L'obiettivo principale era di presentare in via ufficiale i nuovi coordinatori...ma non è mancata l'occasione ed il tempo per raccogliere le varie richieste che tutti avevano da presentare. Con il risultato di farla irritare. In parte però la comprendo: arrivare dall'Italia per portare un messaggio di speranza e di solidarietà e venir investiti solo di cose che non funzionano, sapendo gli sforzi che quotidianamente fai per trovare fondi per sostenere le attività in Cameroun, non è facile. E quindi è stato giusto richiamare tutti ad iniziare i confronti con almeno alcune cose positive. Che ci sono.
Mi è piaciuto anche il suo voler chiarire in maniera inequivocabile che siamo qui per collaborare, ma che i progetti e la loro buona riuscita dipendono dai camerunesi, che loro stessi devono sentirsi responsabili del cambiamento.
L'aspetto divertente delle nostre presentazioni è che Cristiana sembra essere l'unica di cui il ruolo è chiaro (ma non è vero), Barbara sarà la "gestionnaire" ovvero l'amministrativa, Emanuele seguirà i progetti agricoli, mentre io.....io sono per tutti "il marito del medico". Vabbè, poco importa; d'altro canto ero partito che non c'era chiarezza sul mio ruolo, ed ora vago per trovare una identità. Scherzo (ma non sulla definizione di "marito del medico"). Seguirò l'ampliamento della struttura ospedaliera, sia dal lato dell'informatizzazione che sotto l'aspetto edile. Poi ci sono i pozzi d'acqua, l'animazione con i bambini,....
Bhé, da fare ce n'è. Aspettiamo che Rosella parta per poter iniziare concretamente a far qualcosa.

domenica 22 novembre 2009

IN OSPEDALE...[20.11.2009]


Stamattina sono salito sul campanile della chiesa. Dall'alto si domina la città, ma l'orizzonte è nascosto da una certa foschia. Smog, nebbia o afa ? Mah... Di sotto c'è l'ospedale, la dr.ssa Nardi oggi è da sola a gestire tutto l'ospedale. L'altro medico italiano è ad un incontro. Mi chiedo se Cristiana si sia portata dall'Italia la sua inconfondibile fortuna...cosa succederà oggi?

La mia missione odierna è cercare in città qualcuno che faccia un timbro per le ricette della dr.ssa Nardi. Sul marciapiede fuori da un negozio se ne sta un tizio che li fa in legno. Ha un negozio "open space", molto open. Sta tutto su un bancone, ma sembra sapere il fatto suo. Pattuisco il prezzo, anticipo un terzo del costo e rimango d'accordo per ritirarlo l'indomani.

Alle cinque, quasi per coincidenza, passiamo nuovamente davanti al bancone. Ci fermiamo e chiedo se per caso il timbro è pronto. Sorpreso e un po' scocciato mi dice che sono in anticipo, ma il timbro c'è. Bellino, facciamo le prove e funziona. Mi chiede se sono io il medico. Certo che no, ma evidentemente gli infondevo gran fiducia. Mi dice che deve farsi operare, che ha un ernia inguinale (lo capisco perché mi indica dove ha dolore). Mi chiede se posso far qualcosa (forse non mi sono spiegato bene, il medico è un altro). Passo al piano B: prendo appuntamento, giusto qui sul marciapiede. Mi faccio dare il nome e fissiamo per metà aprile del prossimo anno. La data l'ha stabilita lui. Io penserò a convincere il medico, quello vero. D'altronde l'ospedale ha il bilancio in rosso, chi lavora ce l'abbiamo...basta solo far circolare le informazioni giuste, dico io. Quando torno a casa, racconto tutto a Cristiana. Ride, lei. Poi mi faccio raccontare la sua, di giornata. E rido io.

Ha visitato, insieme ad una infermiera molto brava, una ragazza di 30 anni. Dice di essere molto stanca e di essere molto dimagrita nell'ultimo mese. Circa 9 kg in meno. Diarrea? Aids? Malaria? Parla poco il francese e si fa fatica a capire. Ad un certo punto chiede di poter far entrare la sorella che entra con un bimbo piccolo di non più di un mese e si scopre dopo lunga indagine che il bimbo è il figlio della paziente dimagrita. Nessuna malattia, ha semplicemente partorito! Tuttavia dobbiamo far di conto con la ragazza per farle capire che (bambino + placenta) = -9 kg.

E che dire dell'altra paziente 22 anni, 33 kg, 3 figli ed un forte mal di pancia. Nessun problema intestinale o urinario; (dice) di avere un ritardo mestruale di 4 settimane. Si scopre la pancia ed è evidente che il ritardo non è solo di 4 settimane. Con una rapida ecografia si fa diagnosi di gravidanza al 4 mese.

Ed ancora: si presenta Judith, donna di 40 anni circa (lei ne dichiara così) ed anche lei ha mal di pancia. Leggi il libretto sanitario ed è intestato a Ferdinand. E chi è Ferdinand ? Il figlio di 5 anni. Perché, tanto, lui il libretto sanitario non lo usa mai....Vabbè facciamo lo stesso, l'importante è capire perchè sta male. "Sei sposata?", lei risponde di si. "Quanti figli hai?". "Nessuno". Ma come? Ma se prima aveva detto di essere venuta con il libretto del figlio? Allora ci spiega che Ferdinand non è suo figlio, ma un bimbo che lei e suo marito tengono con loro.

Qui succede così: i figli non crescono nella loro famiglia, vanno dal parente che in quel momento ha più soldi per poterli mantenere...uno zio/a, sorella, nonna, cugina...



Penso: difficile fare statistica sanitaria in questo modo.

NB. vi mandiamo una foto della nostra casetta...ma faremo di meglio in futuro

SORRIDERE ANCHE NELLE DIFFICOLTA' [19.11.2009]

Sono in "sala computer", a pochi passi dalla nostra casa. E' una stanza in comune con i preti e le suore, dove ci portiamo il nostro computer e comunichiamo con il mondo. Oggi è arrivata una brutta notizia, dall'Italia hanno chiamato dicendo che il finanziamento per il progetto di sostegno all'agricoltura è saltato. Il progetto prevedeva la continuazione del progetto CFAP (Centro per la Formazione Agro-Pastorale). Si insegna come coltivare la terra, come conservare il raccolto per i periodi di magra, quel che è in eccesso si vende. Ma qui far attecchire una pianta non è semplice. Il terreno va curato in maniera diversa. Emanuele ha delle nuove idee. Coltivazioni in parallelo; una pianta nutre il terreno, l'altra cresce e produce frutti. Ma ci vuole tempo. Chi glielo dice di non spremere subito e tutto il terreno, per quel poco che dà ? Qui hanno fame. Ed il terreno è dato in concessione; quindi magari l'anno prossimo, l'anno buono, il terreno non ce l'hai più.

Quindi non arriveranno i soldi per acquistare le sementi da piantare, né si potranno fare i corsi di formazione nei villaggi; restano a casa anche gli operatori (camerunesi) che seguivano il progetto. Un progetto così, in queste terre qui, ha bisogno di tempo per essere avviato, per essere in grado di autosostenersi. Adesso occorrerà trovare un altro modo per finanziarlo. Perché sarebbe un errore mollare adesso.

Ma non è l'unico progetto ad essere a rischio.

Nota di rabbia: [OMISSIS]

.VOIR..JUGER..AGIR...[17.11.2009-18.11.2009]

Mentre Cristiana lavora (lei sostiene che tra noi quattro nuovi volontari è l'unica a lavorare), io, Barbara e Emanuele siamo stati ad un incontro diocesano. A parte il fatto che sono dovuto venir fin qui per farmi "incastrare" in una cosa del genere, provo a descrivervi com'è andata.

Arriviamo in una sala che sembra una palestra, piena di missionari, laici, volontari di ogni titolo e grado, parroci e suore. Tutti ordinatamente seduti sulle noste seggioline di plastica. Ad un certo punto un fascio di luce parte da un pc e si apre magicamente un power point (non ci credete, vero?). Dal microfono gracchiante esce la voce di Abbé Thaddée, un prete nero nero. E' energico, spigliato e molto deciso nel suo intervento. L'intervento verte sull'ultima enciclica del Papa Benedetto XVI, "Caritas in Veritate".

Sembra una palla mostruosa, in realtà l'Abbé ci sa fare.

Oddio, il power point ve lo raccomando...ha cercato di mettere tutte, ma proprio tutte, le combinazioni di ingresso dei testi (per chi ha un pò di pratica: da sopra, da sotto, di lato in diagonale, sfumate dal centro,...insomma, effetti speciali...davvero). Legge, le legge tutte.

Mi colpisce un passaggio, fra tanti: VEDERE, GIUDICARE, AGIRE. L'ho già sentito, magari con termini differenti, ma non mi è nuovo. Anche durante i corsi universitari. In ogni caso è così. E prima di muoversi, in questo continente così diverso dal nostro, prima di fare cose inopportune, è meglio conoscere, capire. Poi pensare, pensare e ancora pensare. Quando pensi di aver finito, si può tentare di fa qualcosa. Sperando che vada bene.



A parte la piega che l'Abbé fa prendere a questo concetto, ripetuto mille volte, mi sembra che siamo tutti lì ben disposti a cambiare le cose che qui non vanno. Per loro, ma assolutamente CON loro, in condivisione. Peraltro non è facile. Ti rendi conto che le culture sono diverse, qui la marcia è ridotta. Tu ci metteresti un'ora per fare una cosa, loro ci impiegano una giornata. Ma non è la mancanza di mezzi o l'ignoranza. Anzi, qui sono molto svegli. E' proprio la loro indole, senza giudizi negativi... anche se alle volte ti vien rabbia. In ogni caso, tu l'Africa non la cambi; è l'Africa che cambia te.



Tutto bene fino al dibattito finale, quando si scatena una mezza rissa. Il contendere ? Una osservazione del Vescovo che, dati alla mano, evidenzia come i contributi delle parrocchie(insomma, la colletta alla messa) sono in calo. Bhé, penso io, che c'è di strano ? Crisi a parte (perché c'è anche qui), se siamo tra poveri, che cazzo vuoi raccogliere alla messa, ...che neanche hanno di che mangiare...Poi si corregge e dice che i conti delle varie ONG presso la diocesi hanno pochi fondi. Eh già, se abbiamo dei soldi li teniamo proprio lì !!?? E con cosa sosteniamo e paghiamo le persone ed i progetti che facciamo ? Quindi altro giro su sé stesso ed il Vescovo inizia a dire che bisogna coinvolgere più fedeli, altrimenti le parrocchie non vanno avanti. Qualcuno fa notare che forse sarebbe opportuno che il Vescovo ed il suo staff conoscesse meglio le realtà delle parrocchie, le difficoltà delle associazioni/ONG stesse ad operare nel territorio....mi sembra di essere a casa. Continente che vai, problemi che ti ritrovi.

Io ho una mia idea: il buon esempio ed il buon senso. Come altrove, manca una classe "dirigente" che sappia essere da traino, con una forte moralità. La corruzione mi sembra ovunque, in ogni angolo. Rubano sul materiale da costruzione, ma l'Ospedale è per loro. Rubano le medicine, ma sono per loro. Ma è la forza della disperazione, l'angoscia del superare la quotidianità, la mancanza di entusiasmo nel voler vivere e cambiare il proprio futuro. Una classe di "ben pensanti" qui non c'è. Chi può, terminati gli studi, se ne va in cerca di una vita migliore, di un domani senza sofferenze.

Eppure c'è una parte di questa gente che va aiutata. E' l'ora dell'AGIRE, ma stiamo ancora cercando i mezzi...e le persone (tutti compresi).

martedì 17 novembre 2009

PRIMO GIORNO DI SERVIZIO [16.11.2009]


Suona un pò come il primo giorno di scuola, ed in effetti non è tanto diverso. Devo dire che a rendere ancora più "tesa" la situazione c'è il fatto che tutti noi 6 abbiamo informazioni diverse sul ruolo di ciascuno. L'unica che non ha problemi di saper cosa fare è Cristiana. Il dottore dell'Ospedale (si chiama Alberto pure lui) è stato molto gentile con lei, mi sembra che faccia molto affidamento sulla capacità che Cristiana avrà di aiutarlo. Ed infatti da oggi è già di ruolo, con un suo studio e con la sua autonomia (dalle prime impressioni sembra pure che sia andata bene...e chi aveva dubbi????). Vedi come vanno le cose, in Italia avrebbe dovuto aspettare forse altri 10 anni...Io sono stato in casa, per me il ruolo e le mansioni non sono ancora definire. Avrei dovuto seguire i lavori di ampliamento dell'ospedale, ma i soldi sono finiti. Per capire qualcosa di più si dovrà attendere la prossima settimana. Ma non c'è problema, da fare qui ce n'è. Ho riparato una spina multipla, fatto il bucato e preso visione di un software che potrebbe essere utile per le analisi statistiche epidemiologiche,...sempre se ci saranno i computer per farlo e se il personale avrà delle conoscenze di base di informatica. Pace, sennò si parte da lì, dai corsi sull'uso del computer. Da qualche parte bisogna pur partire. Adesso inizio a capire meglio gli sforzi e le fatiche di Anna e Chicco, nel seguire i mille progetti che l'ONG fa partire, le mille difficoltà incontrate ogni giorno, le mille banalità che ti rallentano, le cose ritenute ovvie e scontate, ma che qui non sono per nulla ovvie e scontate...ogni cosa ha una prospettiva di esecuzione e di sviluppo che non ha un termine definito. In certi loro discorsi appare un pò di scoraggiamento, rassegnazione. Ma poi passa. O forse è semplicemente che oramai sono con la testa già a casa, pensano al ritorno. Ho chiesto ad Anna. Sa che rimpiangerà molte cose di qui, ma sentono che per loro è il momento di lasciar spazio ad altri.

41 [15.11.2009]


Domenica, si riposa. Ci siamo alzati con comodo, poi siamo andati a Messa nella Chiesa qui a due passi. E' durata 2 ore, d'altronde c'erano 25 bambini da battezzare. Al ritorno si è mangiato con serenità, si è stappata una bottiglia e mangiato le paste. Si festeggia il mio onomastico (Sant'Alberto) ed il compleanno di mio fratello Francesco. Auguri.
Qui la vita scorre tranquilla, non mancano le comodità. Parlando con Barbara ed Emanuele, si condivide che tutto sommato – a parte il gran caldo – non sembra nemmeno di essere in un paese straniero, diverso dal nostro. Certo, mancano gli eccessi delle nostre città, ma tutto sommato si vive bene. I ritmi sono più "umani" e c'è tempo per curare le relazioni con le persone. Nel pomeriggio siamo stati a visitare il Centro di Formazione Agro-Pastorale; un progetto finanziato dalla Unione Europea per promuovere lo sviluppo rurale nei villaggi. Evidenze storiche purtroppo dimostrano che, terminati i finanziamenti, la popolazione non prosegue nella coltivazione della terra....allora sembra davvero tempo buttato. In realtà si sà che è la mentalità che deve essere cambiata, e senza arroganza. Ma ci vuole pazienza e costanza. Nemmeno dopo 7 anni, Anna e Chicco intravedono dei risultati. Al centro la pompa dell'acqua è rotta da un anno; preferiscono tenerla così anziché sforzarsi di ripararla o trovare una soluzione. Questo la dice lunga sul diverso modo di vivere la quotidianità e sul senso di progettualità del futuro. Abbiamo scattato alcune foto, che spero riusciate a vedere.

I NOSTRI COMPAGNI DI AVVENTURA [14.11.2009]

Al risveglio finalmente riusciamo a fare quattro chiacchere con i nostri nuovi compagni. Primi fra tutti ci sono Chicco ed Anna, la coppia che da oramai 7 anni porta avanti i progetti del COE qui a Garoua; a dicembre torneranno a casa, ma non si sa mai... a sostituirli ci saranno Barbara ed Emanuele, due toscanacci di Empoli che sono arrivati qui una settimana prima di noi. Resteranno qui due anni. Sono simpatici e credo che con loro ci troveremo bene.
Poi c'è una stagista che lavora con i ragazzi di strada, si chiama Eliana. Infine la responsabile della casa dove siamo ospitali, Angele. L'unica camerunese della casa. Di loro tutti se ne parlerà nel tempo.
Infine ci sono Raglio e Palla di pelo, che non potevano stare a casa da soli.

...lungo viaggio...molto lungo...


...e perchè gli animali non attraversino i binari...


...dal treno a tutta birra...


...IN VIAGGIO... [12.11.2009-13.11.2009]

Siamo in viaggio da ieri, alle 18.10. La nostra destinazione è Garoua, meta finale del nostro viaggio qui in Cameroun. Da lì inizieremo il nostro "servizio".

Abbiamo preso i biglietti per le cuccette, in prima classe. Sono sufficientemente confortevoli (io non ho peraltro paragoni con quelle italiane perché non le ho mai prese), anche se gli odori sono forti. Il treno è un vecchio treno francese, a gasolio. Dagli strattoni che percepiamo, i vagoni non devono essere granché raccordati tra loro; infatti, ogni volta che si ferma e riparte, si sente un colpo secco, come quando la corda di traino di un'auto entra in tensione. Nella prima parte del viaggio non si riesce a dormire.
Il paesaggio non lo si vede, occorre aspettare l'alba. Fuori è buio pesto. Ogni mezz'ora il treno si ferma; capiamo che siamo in una stazione ferroviaria dal vociare di persone che vendono frutta, acqua, carne cotta. Ci sono un sacco di bambini. Verso le 6.00 arrivano le prime luci e possiamo ammirare il paesaggio. Ci stiamo allontanando dalle foreste, che avevamo scorto intorno la capitale, e stiamo andando verso la savana. Il caldo è in aumento, ma è meno umido.
Abbiamo scattato alcune foto. Quello che colpisce è la compostezza dei villaggi rurali, alcuni fatti di sola terra. Non si scorge senso di abbandono né di sporco. Quà e là, dove possibile, ci sono piccoli appezzamenti di terra coltivata. Ed è un miracolo.
Arriviamo a 'Ngaudere verso le 12.30, in sonoro ritardo. Abbiamo percorso 1150 km in 18 ore. Usciamo dalla stazione e cerchiamo di trovare il bus che ci porterà, in comode altre 4 ore, a Garoua. Fuori dalla stazione è un assalto di ragazzini che cercano di prenderti le valigie per portarle al bus. E' una folla abbastanza disperata, ma con quei pochi soldi che riescono a racimolare vivranno qualche giorno. Sotto il sole cocente, dopo mezz'ora di attesa riusciamo finalmente a partire. Il bus non è molto grande ma dentro ci stiamo in 35, le valigie (di tutti) sopra il tetto. Proprio quelle cose che si vedono solo nei film, ma che qui sono la quotidianità. Partiamo, i nostri posti saranno al sole per tutto il viaggio. Dopo mezz'ora il pulmino si ferma. Il guidatore, di fede islamica, entra in una moschea per pregare; ne uscirà dopo 15 minuti. Qui è tutto strano.
Corre, corre come un matto. Mi viene in mente quando Cristiana mi urla di non fare sorpassi azzardati con il mio vecchio leoncino (il mio Peugeot, un po' scassato ma che qui farebbe ancora la sua parte). Qui si rischia la vita ad ogni sorpasso. Speriamo che l'autista abbia pregato HallaH, noi intanto preghiamo il nostro Dio. Lungo la strada troviamo vecchie carcasse di camion abbandonate (camion che hanno fuso il motore o rotto il semiasse) e container ribaltati. Mi chiedo se il nostro pulmino toyota, che avrà fatto mille di questi viaggi (Garoua dista 278 km dalla stazione del treno di 'Ngaundere), ce la farà ad arrivare a destinazione. Ad ogni buca, non molto frequenti peraltro, sento la marmitta grattare l'asfalto.
Alle 17.15 attraversiamo il fiume Benoué. Siamo in città, a Garoua. Siamo arrivati. Scendiamo e veniamo nuovamente presi d'assalto dai ragazzini. Scende anche un ragazzo con la kefia in testa, tiene in mano un mitra. Cristiana l'aveva visto salire di corsa e gli era sembrato che avesse una chitarra. Mah...
Abbiamo poi capito che era a difesa del pulmino.
Chiamiamo i nostri contatti locali, Chicco e Anna. Arrivano, breve viaggio in jeep (15 minuti) e siamo a casa.
E' bella, ma siamo troppo stanchi per vederla tutta. Si mangia qualcosa e alle 21.00 siamo a nanna. Distrutti ma contenti. Faccio in tempo a chiamare casa, mamma e papa. Mi fa piacere sentire le loro voci, spero siano sereni. Auguri alla mia nipotina Camilla che oggi compie 3 anni. Notte. Ross

INCONTRI [10.11.2009-11.11.2009]

Da quando siamo in Cameroun abbiamo conosciuto un sacco di persone, sia espatriati che del luogo. Ognuno ha una sua storia da raccontare, che cercheremo di non rendere lunga per non annoiare.

A 'Mbalmayo, prima nostra tappa in Cameroun ci hanno accolto nella loro casa Pina, Monica e Don Adriano. Dell'ultimo si è già detto (adesso vuole sistemare una vecchia moto cinese, perché il Land Rover consuma troppo). Monica è una volontaria del COE, qui da tre anni. Viene dall'oratorio, ha esperienza con i ragazzi (ed anche qui ha un buon rapporto con loro). Fa la ragioniera per conto dei progetti; in realtà fa un po' di tutto. Tutti la cercano e lei dà una risposta a tutti. Quando la cerco io, non la trovo mai. Non credo sia facile per lei star dietro a tutto, ma ci mette un sacco di energia.
Poi c'è suor Pina, la capa; è lei il punto fermo di riferimento per il COE del Centro di Promozione Sociale e Sanitaria.
Abbiamo una impressione. Essere di troppo, forse perché siamo si transito per un'altra destinazione. Anche in ospedale, le persone locali ci trattano con sufficienza; questo lo percepisce soprattutto Cristiana in rapporto ai medici dell'ospedale Saint Luc, ... A me, quel che balza all'occhio e all'orecchio, è che ci siano troppe cose da fare e poche persone che abbiano una idea precisa delle diverse priorità. Insomma, anche noi navighiamo a vista. Ci consola il fatto che qui l'unica cosa che non manca mai è il tempo.
A Yaoundé, al centro Cass (Centro di Animazione Sociale e Sanitaria) ci accoglono Aurora e Giuseppe. Aurora è una sorella comboniana, del Costarica. E' gentilissima e conosce un sacco di rimedi naturali per le cure della persona (concentrato d'aglio per la pressione, composta di bucce d'ananas con riso per i reni, aloe, ...)...e cucina benissimo. Lei fa animazione con i bambini del centro. Giuseppe invece è in pensione da qualche anno. Ha collaborato alla costruzione dell'ospedale di Tchimbulu (in Ciad), adesso segue i lavori di ampliamento del Cass. Qui è molto valido il reparto neonatale, la cui responsabile Brigitte si è dimostrata fin da subito persona molto seria ed attenta. Ha voluto saper bene cosa faremo in Cameroun poi si è presa sotto la sua ala Cristiana e l'ha portata subito in sala parto. Qui le infermiere sono davvero brave e professionali, e lavorano molto in pulizia.
Parlando con Giuseppe si capisce che il problema di fondo, in questo paese, non è tanto la volontà di fare e di saper fare quanto la corruzione. Non riesco ad accettare che il materiale da costruzione che fornisce una società locale camerunese sia di pessima qualità, soprattutto dopo cha hai spiegato loro che la struttura che stai costruendo non la fai per te ma è per loro, così come loro è il personale che viene utilizzato. Strano, in tutta la città questo è l'unico cantiere che offre lavoro, ed anche qui occorre stare con gli occhi aperti perché c'è chi tenta di fare il furbo.
Alla fine il mio lavoro sarà questo: controllare che i lavori vengano eseguiti rispettando gli standard dei finanziatori, cioè noi.
Parlando con Giuseppe del futuro del mondo, del mondo occidentale e del terzo mondo, vengo a sapere che da qualche anno c'è un'isola in più...di cui nessuno stranamente vuol essere padrone. Vi metto i link se volete approfondire.
- "Isole di immondizia nell' oceano - ReteOlistica"
- "Nel Pacifico l'Isola della spazzatura per l'80 per cento formata di plastica - ambiente - Repubblica_it"
- "Un'isola di rifiuti nel Pacifico Scienze_TV"


Questa me l'ero persa. Ben vengano gli incontri "strani" in terra d'Africa.

lunedì 16 novembre 2009

IN ATTESA DI SCRIVERVI [16.11.2009]

stiamo cercando di aggiornare il blog ma la linea continua ad avere difficoltà. a presto.
qui tutto ok. crieross

mercoledì 11 novembre 2009

FUORI DAL RECINTO [09.11.2009]


Il mio correttore di bozze ha detto che devo essere meno prolisso. Mi adeguo.
Stanotte ha diluviato.
Al risveglio trovo una lumachina sotto le coperte, con indosso un maglione di lana. Siamo in Africa, cazzo, Nardi!!!!
In mattinata abbiamo visitato l'atelier delle arti della scuola gestita dall'ONG...dipinti fatti con la terra, sculture di legno e ceramica...ma soprattutto i vasi di argilla...forte! La Cri vuole subito imparare a farli!

Nel pomeriggio tour dell'ospedale, Alberto impegnato a cercare di capire come funziona il programma informatico...e non solo! fa pure il rompiballe....correggendo l'amministratore. Della serie "...e quella voce perchè è doppia? Ma se sono uguali perchè tenerne due?..." insomma il nostro amico GianMartin l'ha amichevolmente definito "uno statistico un pò pignolo"...ci è andata bene!

La Cri invece è andata a vedere come funziona l'ambulatorio...bhè è molto diverso, la diagnosi si fa per probabilità e cosi pure la terapia...del resto i mezzi di diagnosi sono molto pochi e la gente che deve pagare tutto, non ha i soldi..

Nella pausa pomeridiana la Cri gioca con il computer...e bara. Muove le carte del solitario, poi annulla l'ultima mossa e ne fa un'altra, dopo aver visto le carte coperte. Io dico che questo è barare....

Siamo già in camera, speriamo che nella notte le lucertole non vengano a trovarci. Fanno un pò schifino e sono molto più grandi delle nostre...almeno 3 volte!

Giovedi dovremmo finalmente andare a casetta...al nord. Non vediamo l'ora, questa vita da baraccati in attesa ci ha un pò stufato...un bacio a tutti.
CrieRoss

IN ATTESA DI RIPARTIRE [07.11.2009-08.11.2009]


Di questi due giorni c'è poco da raccontare. Due delle responsabuli del Centro sono fuori città per partecipare all'ordinazione di una amica, che diventerà sorella carmelitana di clausura. Restiamo al Centro solo con Monica e il Don. E' fine settimana, i ragazzi stamattina faranno il compito in classe per la verifica delle competenze acquisite. Con Monica andiamo a visitare il vicino Ospedale Saint Luc. E' sempre molto affollato, ma le persone sono in fila rispettose, in attesa del loro turno di visita. La struttura ospedaliera è ad un piano, ma conta diversi reparti. C'è un laboratorio di analisi (si lavora ancora con il microscopio a lenti e vetrini) ed un reparto di oftalmologia, oltre agli studi dei medici. Qui funziona così: arrivi con il tuo carnet (libretto sanitario) e scegli, in base ai soldi che hai, da chi vuoi farti visitare. L'infermiere costa meno del medico, ovviamente. Le prestazioni si pagano, non so quanto, ma si pagano tutte. Ripenso alla sanità in Italia, di cui tanto ci lamentiamo; quanto meno lì l'accesso agli ospedali ed alle cure sanitarie è garantito a tutti, e paga la collettività. Se anche Obama cerca di avvicinarsi a questo modello, stravolgendo decenni di dominio delle compagnie assicurative, forse qualcosa vorrà dire. Ripenso a Silvio che invece voleva copiare il modello di Bush....Essere qui serve anche a capire quanto siamo fortunati, e che dobbiamo lottare per diritti acquisiti che sono il bene della nosta società.

Nel pomeriggio c'è la festa della cooperativa. La giornata è autogestita dai ragazzi. C'è un torneo di pallamano ed uno di basket. Sono molto atletici e molto aggraziati nei loro movimenti. E rispettano le regole del gioco e l'avversario. L'allenatore ha frequentato dei corsi di aggiornamento tenuti qui in Cameroun da alcuni dirigenti sportivi dell'Inter. Prende il suo compito molto seriamente. Si è fatto comprare fischietto, cronometro e birilli. Poi, per gonfiare il pallone, hanno bisogno del compressore del Don, ma poco importa. Piccole stonature di un mondo che cerca di copiare il modello occidentale.

Con il Don, un prete strano, che è stato anche arruolato nella marina militare, che da giovane ammazzava i gatti e se li mangiava, e che ha riparato da solo un vecchio Land Rover, siamo stati a vedere l'Oasi della Pace. Una comunità sperduta in cima ad una collina. La strada per arrivare passa dentro la foresta, è piena di buche ma da ogni dove sbucano bambini per salutarci. Lungo la strada abbiamo trovato una jeep ribaltata. Presso il Tempio c'è una comunità di suore contemplative (si danno il turno per pregare e contemplare la Croce 24 ore al giorno, tutto l'anno). Dalla sommità della collina si domina la vallata, la città di Mbalmayo ed il fiume che l'attraversa. Da qui sì che si ha il senso dell'immensità della foresta. Con il telefonino abbiamo scattato qualche foto.

Andiamo a nanna presto, sono le 21.00.
Siamo ancora stanchi e dobbiamo recuperare. Buonanotte

...IN CAMMINO... [06.11.2009]

Ragazzi, eccoci...
non siamo ancora arrivati a destinazione, ma intanto siamo partiti.
Ci abbiamo impiegato un bel pò, ma alla fine sembra che i nostri sogni vadano a realizzarsi.
Siamo in Cameroun da venerdì 6 novembre 2009.
Il nostro aereo è atterrato in ritardo, ma solo di 10 minuti. Ci siamo lasciati alle spalle il freddo invernale che stava scendendo nella nostra amata pianura padana (licenza poetica)...ed eccoci, io con il mio bel maglioncino di lana grigio, Cristiana addirittura con il pile, scendere dal nostro aereo e toccare il suolo in terra d'Africa alla calda temperatura di 25 gradi.
E sono appena le ore 17.00.
Tra Italia e Cameroun non c'è fuso orario.
Il sole sta scendendo, tramonterà alle 18.30.
Ad accoglierci ci sono due ragazzi camerunesi che collaborano con il COE (
www.coe.it), l'ONG che ci ospita; ci riconoscono subito...e noi che ci eravamo pure posti il problema di come avremmo potuto capire chi erano i nostri contatti...a proposito, vi siete mai sentiti un pesce fuor d'acqua? Come pensate si senta un extracomunitario di colore quando atterra o sbarca in Italia? Nè più nè meno di come si sentono due bianchi, di cui uno rosso, in mezzo a soli africani. Perché, tra l'altro, hanno un colore della pelle molto molto scuro. Ma si capisce fin da subito che sono delle belle persone. Hanno proprio un bel fisico, slanciati e muscolosi. E Cristiana guarda...anche le ragazze non sono male, comunque.

Chi ci accoglie all'aereoporto è un collaboratore del COE; ha studiato in Italia, a Roma, Scienze Sociali per 5 anni. Quando ci dice il nome non lo capiamo, suona una cosa come MAGLUAR. In realtà è MA GLORIE (mia gloria). Un nome un pò strano ma si capisce subito che qui siamo in un altro continente. Nessun giudizio negativo, ovviamente.

I sapori d'Africa si incominciano ad assaggiare in aereo, quando ti servono il pasto caldo preparato dalle cucine delle aviolinee belghe. Una cosa che non saprei raccontare. Forse perché non è subito digeribile o forse perché in volo non c'è religione che tenga, il ragazzo africano davanti a noi va avanti a doppio scotch. Noi ci limitiamo a della coca cola o del succo di frutta. Ma volendo c'è del (buon?) vino rosso dal Cile e del bianco ... che non è sicuramente del Friuli. Una signora che sa di tedesco, e che sembra essere una ricercatrice di nuove specie animali (lo si capisce sbirciando i suoi appunti in francese), chiede spesso del prosecco (diciamo qualcosa che ci assomiglia). Insomma, un viaggio di-vino.

Il posto dove alloggeremo per qualche giorno è a circa 30 km dall'aereoporto. La città si chiama 'Mbalmayo, e qui ha sede la struttura del COE in Cameroun. La strada per arrivare è asfaltata, tenuta discretamente; ma si capisce che è solo perché il presidente della provincia abita nella direzione che stiamo percorrendo. Il paesaggio è subito molto bello. Intorno ci sono cenni di foresta nera, un pò bruciata ed un pò tagliata per far spazio all'avanzare della città. In ogni caso è un altro verde, più vario, pieno di cromature.
Ma anche quello dell'Irlanda, con il suo fresco, non me lo dimentico.
Gli alberi sono altissimi, tronchi lunghi e diritti e solo in cima delle foglie. Attraversiamo la foresta, ci sono alberi di banane, palme, case un pò in mattoni e un pò in terra. Alcuni posti di blocco mobili, gente che cerca di vendere quel poco che ha, quel poco che è riuscita a cuocere. Non molto diverso da alcune situazioni che abbiamo visto in Ecuador. La povertà aguzza l'ingegno, o meglio la disperazione spinge un pò a tutto.
Non avvertiamo situazione di pericolo, ma certo di forte disagio sociale. Alcune case fanno davvero pensare. Devo dire che però c'è ordine, un senso di rispetto della natura e degli spazi.

Forse dovremmo parlare con Maglorie, mentre ci guida verso la nostra dimora, ma siamo attaccati al finestrino per cogliere ogni colore, ogni suono, ogni odore, ogni movimento. Siamo in Africa. Quell'Africa vista per televisione, quell'Africa vista nei documentari. Ma esserci è un'altra cosa. E faccio davvero fatica a descriverla.
La macchina fotografica è ancora nel bagaglio a mano. Niente foto, per ora. E poi, memori dell'esperienza in Ecuador, è sempre meglio chiedere.

Arriviamo in città. La situazione cambia un pò. Il Centro per la Promozione Sociale, dove staremo prima di ripartire per Garoua (Nord Cameroun), funge da collegio per una settantina di ragazzi. E' ben tenuto. Ad accoglierci ci sono Pina e Monica, Padre Adriano e Nicoletta (un pò di italiani, insomma). Poi un sacco di ragazzi che ci scrutano. Salutano, ci danno la mano. Per loro anche il contatto fisico è importante.

Siamo stanchi; stanchi del viaggio e per i giorni che lo hanno preceduto. Salutare gli amici, i familiari ed i semplici conoscenti che ci chiedevano di questa avventura non è stato facile. Non è stato facile combinare le diverse esigenze di ognuno, rispondere a tutte le telefonate che comunque ci hanno riempito di gioia. E' stata una corsa...e alla fine qualcuno non sa che siamo già partiti. Per stasera avremmo un invito a cena, ma non credo che ce la faremo a tornare.

Stiamo per andare a nanna. Prima di farlo un ringraziamento di cuore a chi ci ha sostenuto, anche con un semplice sorriso, una telefonata, un abbraccio. Un grazie a chi condivide con noi questo progetto, a chi vorrà seguirlo da vicino e a chi vorrà semplicemente raccontarlo ad altri. La gioia che ci avete trasmesso è una grande risorsa di energia, e credo ne avremo bisogno davvero. Ogni giorno. Non mancheranno le occasioni di sconforto. Sapervi vicini ci sarà di enorme aiuto. Abbiamo creato questo blog perché possiate capire cosa ci ha spinto quaggiù; non potremo forse rispodere alle vostre mail, ma voi potrete commentare le nostre "avventure". Cercheremo di aggironarvi quotidianamente, se saremo in grado.

Un abbraccio ancora più forte a chi non ha capito.
Buonanotte, Ross e Cri.