venerdì 15 ottobre 2010

SULTANATO DI GOULFEY [4]

Il rientro in piroga è davvero pesante. La corrente del fiume non sembra forte, ma in effetti ci mettiamo il doppio di tempo a rientrare. La piroga arranca, il motore si inceppa di frequente perché pesca foglie e rami portati via dalla corrente. Alle nostre spalle si avvertono i primi lampi in cielo. Sta calando la sera ma soprattutto sta per venire un gran bel temporale. Adesso c'è solamente silenzio. Non lo voglio dire, ma credo che siamo tutti un po' preoccupati. Il tempo è cambiato repentinamente. Se piove, non solo è un problea perché siamo ancora in acqua, ma soprattutto non riusciremo a passare le pozze lungo la pista. Corri piroga, corri. Adesso i lampi sono tutti intorno. Il cielo è illuminato ovunque. Bello davvero, ma se fossimo in un'altra situazione. E' buio, alcuni paesani sulle sponde ci segnalano con la torcia i punti dai quali stare distanti. Voglio pensare che tutti si stiano prendendo cura di noi. Quando arriviamo a terra tiriamo un mezzo sospiro di sollievo. Adesso dobbiamo spicciarci, riportare in caserma Cip e Ciop ed affrontare la pista. Su questo siamo tutti d'accordo. Anche se è buio, anche se sta per venire giù un uragano.

Cip e Ciop, che si erano dichiarati cristiani e che avevano detto di non voler nulla, ci chiedono 20.000 fcfa a testa. Persino Alfons si arrabbia. La trattativa deve essere veloce, non possiamo tardare. Molliamo loro una "mancia" complessiva di 20.000. Ci salutano con il sorriso a 36 denti e con questa bellissima frase finale, che suona come una beffa finale: "Que Dieu vous guide,... nous sommes là" (ovvero, "che Dio vi guidi...noi siamo qui"). In due giorni abbiamo fatto la fortuna del sultanato di Goulfey e di tutta la sua gente. Giriamo la macchina e partiao veloci. La pista effettivamente è molto più asciutta e percorribile. In un paio di punti scendiamo, per alleggerire il pickup, e Alfons passa agile sul fango. I lampi in cielo continuano a rischiarare l'orizzonte. Fulmini da cielo a terra mai visti. Ma sono distanti perché non si sente alcun tuono. Eppure fan paura. L'ultimo banco di fango sembra semplice, Alfons lo affronta con sicurezza, ne siamo quasi fuori, quando ci ritroviamo con due ruote per aria e due dentro un fosso. Prova ad accelerare ma ci impantaniamo sempre di più. Scendiamo con la morte nel cuore, da qui non se ne esce; intorno non c'è anima viva. Che fare ?

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