giovedì 14 ottobre 2010

CAM [1]

...storia di una capretta che ha sfidato la pazienza di Bernard...
Succede un pomeriggio come tanti altri. Suonano alla porta, nessuno si precipita...alla fine vado io e mi trovo di fronte Bernard. Sudato, dentro ai suoi stivali di gomma (?!), forse un po' bevuto, zappetta in mano, testa bassa. Arruffa un discorso che mi sembra di non aver capito bene; non per il suo francese stentato, ma perché è strano, perché è maledettamente assurdo.
Bernard è uno dei guardiani della casa, è anche uno degli addetti della pepiniere (orto)...oltre che il "moroso" di Emanuele. E' una persona buona, credo 9 figli, i denti un po' consumati,...ma uno a posto.
Suona. A testa bassa mi chiede se c'è Emanuele. "Sta dormendo, dì pure a me". "No, è successa una cosa gravissima, ho ucciso una capretta in pepiniere." "Come ucciso la capretta – dico io -, ma da quando avevamo anche una capretta (aggiungo al mio pensiero)..."
Non so se ridere o stare serio. Busso alla porta di Emanuele, ma dorme per davvero. Chiamo Cristiana ed andiamo a vedere. Nel trambusto si svegliano anche Barbara ed Emanuele e allora si va tutti insieme.
E la capretta in effetti è lì, a terra. Morta. In realtà qualcuno era già entrato in giardino e stava cercando di portarla via ma al nostro arrivare si è dileguato. La povera capretta stava semplicemente mangiando le foglie di mouringa (una pianta della pepiniere con la quale si fa una sorta di polvere altamente energetica e ricca di vitamine); dapprima Bernard le è corso dietro, poi le ha tirato qualche sasso. Infine, come degna conclusione tragica di un gioco nato male, le ha tirato dietro un legno...che le è finito giusto in testa. E la capretta è riversa a terra.

p.s. Non si sa di chi sia, la capretta non è nostra.

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