giovedì 14 ottobre 2010

SULTANATO DI GOULFEY [3]

Seguiti da uno stuolo di ragazzini, eccoci alla porta di ingresso della casa del sultano. Lui non c'è, è fuori per affari. E quindi non possiamo entrare nella sua casa, ma possiamo ugualmente entrare dentro le mura e visitare il perimetro interno. I ragazzini restano fuori. Dentro c'è un gran silenzio. A dire il vero non c'è molto da vedere, ma la sensazione è comunque di maestosità e di pace. Tutta la costruzione è in terra e fango. Ogni anno la popolazione è chiamata a restaurare eventuali parti dell'edificio che dovessero cedere. La pomposità con la quale la nostra guida ci illustra le meraviglie del sultanato è davvero formidabile e ci ricorda quanto ingessati siano i "protocolli" camerunesi. Comunque è un bel tuffo nel passato. Resto meravigliato dalla perfezione di alcune costruzioni, anche il rapporto agli scarsi strumenti a disposizione di questa gente. Per un attimo ripenso alle maestose piramidi e al numero di vite umane che sono costate per la loro erezione.
Usciamo dalla casa del sultano e il paese è quasi tutto lì. In fretta e furia ci hanno organizzato anche un giro per il museo storico locale. La tanta strada fatta per venir fin qui e la curiosità ci spingono a visitarlo. Altra cerimonia. Arriva il direttore del museo, con tanto di abito tirato a lucido, il valletto con la bandiera del sultanato ed un pannello pieno di foto di com'era il museo tanti anni fa. E' un po' l'archivio storico per immagini. A noi ci viene un po' da ridere, ma per loro questo pannello è tutta la loro storia.

Il museo è costuituito da tante piccole sale edificate in mattoni di terra e tetto in paglia. E' pieno di cimeli di ciascun sultano, vestiti storici in cotone, patti e vasi, ceste e otri, lance e scudi...più un cranio di elefante e uno di rinoceronte. Tre esempi differenti di costruzioni che si sono susseguite nei secoli, ed una torre completamente in terra alla sommita della quale, si dice, il sultano mettesse i suoi figli quando egli partiva lontano da casa. In questo modo i figli erano al sicuro, in quanto irraggiungibili. E per mangiare ?
Usciamo dal museo e qui ci chiedono di pagare il biglietto. La cifra che ci propongono e tipica da furto nei confronti di uno straniero. Per noi tratta Alfons, ma in ogni caso il prezzo non si abbassa di molto. Solo mostrando il nostro permesso di soggiorno, dove risultiamo volontari di una ONG, il biglietto viene dimezzato. Condito da mille ringraziamenti, perché siamo venuti qui ad aiutare il popolo camerunese.
Nel frattempo, per fortuna, qualcuno ci ha trovato un alloggio per la notte. E' una casa privata composta da una unica grossa stanza con tappeti a terra; il bagno è nel cortile. Troviamo anche qui un accordo. Chissà se il propietario, fuori paese per impegni, riceverà mai un franco di quel che abbiamo pagato.

Oramai è notte. Noi tre uomini andiamo verso la fontana di fine paese a lavarci. La luna piena permette ai curiosi di osservarci nella nostra pulizia; i bambini invece si arrampicano lungo il muro della casa in cerca di sbirciare qualcosa (lì ci sono le nostre tre donne intente anche loro a rinfrescarsi).
La sveglia è per le 4.30; partenza in piroga alle 5.00 lungo il fiume Logone.

Nessun commento:

Posta un commento