venerdì 15 ottobre 2010

KOUSSERI

Anche se Barbara non pesa granché, è meglio che salga per far fare un po' di presa alla gomma anteriore destra. A sinistra c'è solo acqua. Noi dietro proviamo a spingere. E' un pia illusione, ma non ci resta che provare. La macchina di traverso continua a patinare, poi si muove di qualche centimetro...anche con le ridotte non ce la si fà. Riproviamo ancora, dobbiamo riuscirci. Quasi alle lacrime (di disperazione, ma non per dover dormire qui, solo per essere stati ad un metro dal traguardo ed essere caduti dentro l'ultimo buco) tiriamo fuori le ultime energie. Continuiamo a spingere. Fa presa, dai che prende, daiiiii. Miracolo, eccola lì tutta sporca di fango fino all'ultimo bullone, ma eccola di nuovo sulla pista. Incredulità e felicità. Adesso può anche venire giù il diluvio. A 15 minuti c'è l'asfalto, a 30 minuti un letto, una doccia e qualcosa da mangiare. Siamo a Kousseri, paese al confine con il Ciad. Di là del ponte c'è la capitale 'Ndjamena. Siamo distrutti, ma contenti. Dormiamo in 6 in una sola stanza, io e Emanuele sul letto, gli altri in terra...nessuno si offriva per il letto...
Al risveglio la macchina è pulita; Alfons è in piedi dalle 5 e l'ha lavata. Facciamo colazione in strada e riprendiamo il viaggio verso casa, con molta molta tranquillità. Le 10 ore di piroga fanno sentire il loro peso. La musica ci accompagna, diversi dormono; io osservo il panorama. Per questa strada che porta al nord ci siamo passati oramai una decina di volte. L'ho vista in tutte le stagioni. Adesso è tutto bello verde, coltivato. Si vede che siamo nella stagione delle piogge. E' stato un bel giro, forse l'ultimo della nostra permanenza qui in Cameroun. Ed è per questo che è stato così avventuroso.

SULTANATO DI GOULFEY [4]

Il rientro in piroga è davvero pesante. La corrente del fiume non sembra forte, ma in effetti ci mettiamo il doppio di tempo a rientrare. La piroga arranca, il motore si inceppa di frequente perché pesca foglie e rami portati via dalla corrente. Alle nostre spalle si avvertono i primi lampi in cielo. Sta calando la sera ma soprattutto sta per venire un gran bel temporale. Adesso c'è solamente silenzio. Non lo voglio dire, ma credo che siamo tutti un po' preoccupati. Il tempo è cambiato repentinamente. Se piove, non solo è un problea perché siamo ancora in acqua, ma soprattutto non riusciremo a passare le pozze lungo la pista. Corri piroga, corri. Adesso i lampi sono tutti intorno. Il cielo è illuminato ovunque. Bello davvero, ma se fossimo in un'altra situazione. E' buio, alcuni paesani sulle sponde ci segnalano con la torcia i punti dai quali stare distanti. Voglio pensare che tutti si stiano prendendo cura di noi. Quando arriviamo a terra tiriamo un mezzo sospiro di sollievo. Adesso dobbiamo spicciarci, riportare in caserma Cip e Ciop ed affrontare la pista. Su questo siamo tutti d'accordo. Anche se è buio, anche se sta per venire giù un uragano.

Cip e Ciop, che si erano dichiarati cristiani e che avevano detto di non voler nulla, ci chiedono 20.000 fcfa a testa. Persino Alfons si arrabbia. La trattativa deve essere veloce, non possiamo tardare. Molliamo loro una "mancia" complessiva di 20.000. Ci salutano con il sorriso a 36 denti e con questa bellissima frase finale, che suona come una beffa finale: "Que Dieu vous guide,... nous sommes là" (ovvero, "che Dio vi guidi...noi siamo qui"). In due giorni abbiamo fatto la fortuna del sultanato di Goulfey e di tutta la sua gente. Giriamo la macchina e partiao veloci. La pista effettivamente è molto più asciutta e percorribile. In un paio di punti scendiamo, per alleggerire il pickup, e Alfons passa agile sul fango. I lampi in cielo continuano a rischiarare l'orizzonte. Fulmini da cielo a terra mai visti. Ma sono distanti perché non si sente alcun tuono. Eppure fan paura. L'ultimo banco di fango sembra semplice, Alfons lo affronta con sicurezza, ne siamo quasi fuori, quando ci ritroviamo con due ruote per aria e due dentro un fosso. Prova ad accelerare ma ci impantaniamo sempre di più. Scendiamo con la morte nel cuore, da qui non se ne esce; intorno non c'è anima viva. Che fare ?

L'ISOLA DI KOFIA

I visti ci servono per entrare in Ciad, visto che a metà del fiume entreremo in territorio straniero. Abbiamo ancora diverse ore di piroga, il sole scotta, ma l'idea di farcela ci motiva e ci sostiene. Non abbiamo nemmeno pranzato. Quando la piroga rallenta capiamo che siamo vicino al confine. Dobbiamo accostare e farci riconoscere...ma sono le 13.20 ed è ora della preghiera dei musulmani. Ci fanno cenno di proseguire, senza alcun controllo. Il fiume si apre, siamo oramai alla foce verso il lago. Il panorama è da mozzafiato. Acqua tutto intorno, è maestoso. Il paragone è irriverente ma sembra un po' come alcuni tratti della laguna veneta (quelli vergini ed incontaminati). I confini non si vedono, siamo dentro il lago. La piroga procede diritta verso l'isola di Kofia. Con noi, in piroga, c'è un professore di francese; è un infiltrato, scrocca il passaggio e non paga. Appena scendiamo a terra il solito accorrere di bambini. Qui fa veramente caldo. La velocità della piroga ci aveva illuso. Il professore ci affida ad un bimbo della sua classe, quello che a suo dire "bricole" (arrangia) un po' meglio il francese. Siamo messi bene...Vorremmo mangiare e bere ma ci dicono che poche settimane fa sono morte diverse persone per colera, qui sull'isola. Breve giro, rifornimento di carburante e via. Il ritorno sarà più lungo, saremo controcorrente. Alle quattro siamo di nuovo a Bangloua, dove recuperiamo Cip e Ciop e la loro piroga. Dobbiamo affrettarci o ci toccherà dormire una volta ancora al sultanato, ma nessuno ne ha voglia. L'idea è di recuperare velocemente armi e bagagli e rientrare verso la strada asfaltata. Quindi dobbiamo anche passare i punti critici pieni di fango. E nella notte non è il caso.
Il sole di questi due giorni dovrebbe aver asciugato molto le pozze, ma non si sa mai.

LAGO CIAD

La notte è stata breve, il sonno non c'è stato. Il giaciglio era piuttosto arrangiato, io ho combattuto la mia battaglia personale con gli scarafaggi, Anna con le zanzare, Alfons ad un certo punto è uscito...come il pipistrello che ronzava sulle nostre teste. Quando suona la sveglia in realtà siamo già tutti svegli, ed è una liberazione. Sarà una giornata dura, speriamo ne valga la pena.
 
Passiamo a prendere il motore della piroga, i due gendarmi (Cip e Ciop), il piroghiere (quello che guida la piroga)...e cominciamo la nostra discesa lungo il fiume che ancora il sole sta sorgendo. La brutta notizia è che la piroga non può andare oltre Bangloua, per cui se vogliamo raggiungere il lago ciad dobbiamo arrangiare l'ennesima soluzione. La bella notizia è che ci sarà bel tempo...ed è per questo che indosso una camicia a maniche lunghe. Sennò sai come torno... un gambero è meno rosso. Voliamo sull'acqua. E' bellissimo. E' bellissimo questo posto, è bellissimo essere con questi amici, è bellissimo essere qui. E' bellissimo cominciare questa nuova piccola avventura. La natura è qualcosa di sensazionale. Il silenzio, le risate, i nostri due angeli custodi armati, ...il motore che si ferma, ma è solo perché la benzina è finita. Non deve succedere più, il serbatoio va rabboccato prima che sia a secco. Se ne occuperà Alfons. Il rischio è di non riuscire a ripartire. Lungo il fiume incontriamo un sacco di pescatori, la gente dei villaggi che ci saluta da lontano, gli aironi, mille colori. Dopo tre ore siamo al "confine". Dobbiamo abbandonare la piroga del sultano. Approdiamo e cerchiamo un provvidenziale contatto, mentre Cip e Ciop assicurano le armi in caserma. Qui parlano un dialetto ciadiano. La moneta è quella nigeriana; anche qui i curiosi si precipitano al vedere dei bianchi.

Anna tira fuori dal cappello il numero di telefono di un missionario spagnolo, al quale possiamo chiedere un aiutino. Lui sembra disponbile, e per accelerare le cose andiamo alla sua missione. Oramai è già mezzogiorno. É di poche parole, Padre Cisco. Ci offre da bere, ci suggerisce il prezzo oltre il quale non andare e ci lascia parlare con un altro piroghiere. Dopo un iniziale rifiuto (a questo punto il lago ciad sembra davvero un miraggio), nel segreto di una stanza Padre cisco riesce a convincere la nostra guida. Corsa in città per i visti, contrattazione per la benzina e...via.

giovedì 14 ottobre 2010

SULTANATO DI GOULFEY [3]

Seguiti da uno stuolo di ragazzini, eccoci alla porta di ingresso della casa del sultano. Lui non c'è, è fuori per affari. E quindi non possiamo entrare nella sua casa, ma possiamo ugualmente entrare dentro le mura e visitare il perimetro interno. I ragazzini restano fuori. Dentro c'è un gran silenzio. A dire il vero non c'è molto da vedere, ma la sensazione è comunque di maestosità e di pace. Tutta la costruzione è in terra e fango. Ogni anno la popolazione è chiamata a restaurare eventuali parti dell'edificio che dovessero cedere. La pomposità con la quale la nostra guida ci illustra le meraviglie del sultanato è davvero formidabile e ci ricorda quanto ingessati siano i "protocolli" camerunesi. Comunque è un bel tuffo nel passato. Resto meravigliato dalla perfezione di alcune costruzioni, anche il rapporto agli scarsi strumenti a disposizione di questa gente. Per un attimo ripenso alle maestose piramidi e al numero di vite umane che sono costate per la loro erezione.
Usciamo dalla casa del sultano e il paese è quasi tutto lì. In fretta e furia ci hanno organizzato anche un giro per il museo storico locale. La tanta strada fatta per venir fin qui e la curiosità ci spingono a visitarlo. Altra cerimonia. Arriva il direttore del museo, con tanto di abito tirato a lucido, il valletto con la bandiera del sultanato ed un pannello pieno di foto di com'era il museo tanti anni fa. E' un po' l'archivio storico per immagini. A noi ci viene un po' da ridere, ma per loro questo pannello è tutta la loro storia.

Il museo è costuituito da tante piccole sale edificate in mattoni di terra e tetto in paglia. E' pieno di cimeli di ciascun sultano, vestiti storici in cotone, patti e vasi, ceste e otri, lance e scudi...più un cranio di elefante e uno di rinoceronte. Tre esempi differenti di costruzioni che si sono susseguite nei secoli, ed una torre completamente in terra alla sommita della quale, si dice, il sultano mettesse i suoi figli quando egli partiva lontano da casa. In questo modo i figli erano al sicuro, in quanto irraggiungibili. E per mangiare ?
Usciamo dal museo e qui ci chiedono di pagare il biglietto. La cifra che ci propongono e tipica da furto nei confronti di uno straniero. Per noi tratta Alfons, ma in ogni caso il prezzo non si abbassa di molto. Solo mostrando il nostro permesso di soggiorno, dove risultiamo volontari di una ONG, il biglietto viene dimezzato. Condito da mille ringraziamenti, perché siamo venuti qui ad aiutare il popolo camerunese.
Nel frattempo, per fortuna, qualcuno ci ha trovato un alloggio per la notte. E' una casa privata composta da una unica grossa stanza con tappeti a terra; il bagno è nel cortile. Troviamo anche qui un accordo. Chissà se il propietario, fuori paese per impegni, riceverà mai un franco di quel che abbiamo pagato.

Oramai è notte. Noi tre uomini andiamo verso la fontana di fine paese a lavarci. La luna piena permette ai curiosi di osservarci nella nostra pulizia; i bambini invece si arrampicano lungo il muro della casa in cerca di sbirciare qualcosa (lì ci sono le nostre tre donne intente anche loro a rinfrescarsi).
La sveglia è per le 4.30; partenza in piroga alle 5.00 lungo il fiume Logone.

SULTANATO DI GOULFEY [2]

Lasciamo la strada asfaltata per l'ultimo pezzo di viaggio che ci porterà a Goulfey. Siamo in orario, ma abbiamo ancora un'oretta di pista. Sembra buona, ...sguisccccc...siamo bloccati; siamo in mezzo al fango. Le gomme non hanno molte tacche e non fanno presa sulla mota. Abbiamo lasciato l'asfalto da solo un quarto d'ora. Presto per fermarsi. Che sia il caso di rivedere i nostri piani ? Strano, ci avevano assicurato che la strada era fattibile. Forse non avevano visto le nostre gomme usate....Scendiamo dal pickup per capire come venirne fuori. Sul cassone abbiamo una corda ed una zappetta. Emanuele sembra il meno preoccupato, quando va in brousse gli capita spesso di impantanarsi. Allora tutti accorrono e gli danno una mano a venir fuori.
Anche qui succede così, ma vogliono esser pagati. Si tratta ed alla fine ne siamo fuori. Cambio alla guida; a condurre sarà Alfons, il più esperto su questo terreno. Ed in effetti saltiamo alla grande il successivo banco di fango. Ci fermiamo pure ad aiutare un furgoncino stracarico di gente. Quandi ci sembra che il fango sia troppo, scendiamo dal pickup e guardiamo con il fiato sospeso Alfons che a tutta passa le pozze. I punti critici segnalatici sono quattro, e li abbiamo passati tutti. La macchina ha retto, è un po' sporca (è decisamente sporca), ...ma eccoci al sultanato.
Sono tutti musulmani; lo si capisce dalle ondate di fedeli che sono stesi a terra rivolti alla Mecca, in preghiera. Non avvertiamo alcuna sensazione di pericolo.
Sono le 13.00, è già ora di trovare un posto per dormire ed organizzare il giro al lago per domani. Qui non è facile gestire cose anche così semplici. La casa che il sultano aveva destinato agli ospiti visitatori è occupata da un gruppo di famiglie, che non ce la cederanno. Ristorantini (quelli di qui) non ce ne sono. Anche chiedere informazioni non risulta facile; pochi parlano il francese, ed il dialetto che parla Alfons non è nemmeno lontanamente compatibile con quello loro.
Mangiamo in strada, sotto una copertura fatta di paglia. Per la trasferta in lago Ciad troviamo la disponibilità del comandante dell'esercito (un avanposto fatto da tre persone) a prestarci la loro piroga a motore; la benzina è a nostro carico, lui ci affiderà a due suoi gendarmi. Da un rivenditore locale contrattiamo l'acquisto di 80 litri di benzina. Si è sparsa la voce che siamo in "città", adesso tutti si propongono di aiutarci......

SULTANATO DI GOULFEY [1]

A Emanuele piace guardare la cartina del Cameroun affissa dietro la porta di camera. Ogni tanto propone un giro, studia la strada, si documenta...dev'essere bello pensare ad un viaggio con lui.

La proposta di questo lungo week-end, che inizia giovedì sera, è raggiungere il lago Ciad. La meta è distante, ma si può fare. Siamo in sei, noi quattro più Alfons ed Anna. Ma viene ancora da sorridere quando noi 5 bianchi giriamo tranquilli per il Cameroun e prendono Alfons per la nostra guida (se va bene) o per il nostro autista. No, è il ragazzo di Anna. Semplicemente. Evidentemente nella testa dei camerunesi (gli altri) c'è sempre questa idea di dominio dell'uomo bianco.

Prima che faccia buio siamo a Maroua, tappa di avvicinamento. Dormiamo dai Padri Oblati, con 7 euro a coppia. La partenza l'indomani mattina è per le 6.00...e siamo tutti puntualissimi. Passiamo il parco di Waza, bellissimo, verdissimo...qualche scimmia e qualche giraffa in lontananza. Purtroppo nessun elefante. Credo resteremo gli unici a non averli ancora visti. La strada è buona, nonostante le pioggie. Suvvia, qualche camion a terra c'è sempre, ma credo dipenda dal ...sovraccarico.

In macchina si sta un po' stretti ma viaggiamo veloci verso il sultanato di Goulfey. Non so proprio che aspetto possa avere un sultanato. I pochi ai quali abbiamo detto che andavamo lì ci guardavano meravigliati che volessimo visitare il sultanato.

Mentre viaggiamo ascoltiamo musica, che Alfons non sempre apprezza. C'è un po' di tutto: Rino Gaetano, Battisti, De Gregori, Fiorella Mannoia...ma mentre sono al volante una canzone mi colpisce più di tutte.







Metti in circolo il tuo amore (Ligabue)
Hai cercato di capire ma non hai capito ancora
se di capire si finisce mai
hai provato a far capire con tutta la tua voce
anche solo un pezzo di quello che sei
con la rabbia ci si nasce o ci si diventa
e tu che sei un esperto non lo sai
perche' quello che ti spacca e ti fa fuori dentro
forse parte proprio da chi sei
metti in circolo il tuo amore
come quando dici perche' no
metti in circolo il tuo amore
come quando ammetti non lo so
come quando dici perche' no
quante vite non capisci e quindi non sopporti
perche' ti sembra non capiscan te
quanti generi di pesci e che correnti forti
perche' 'sto mare sia come vuoi te
metti in circolo il tuo amore
come fai con una novita'
metti in circolo il tuo amore
come quando dici si vedra'
come fai con una novita'
e ti sei opposto all'onda ed e' lì che hai capito
che piu' ti opponi e piu' ti tira giu'
e ti senti ad una festa per cui non hai l'invito
per cui gli inviti adesso falli tu
metti in circolo il tuo amore
come quando dici perche' no
metti in circolo il tuo amore
come quando ammetti non lo so
come quando dici perche' no

CAM[3]

...storia di un uovo...

In realtà l'uovo non è solo, ha ben 29 compagni. Lungo viaggio dall'italia in cameroun, dentro una pentola a pressione, ficcata dentro una valigia. Pazzia di un volontario, voglia di sapori di casa. Succede però che la pentola – non si sa come – si apre, le uova erano fresche e non sode, ...la valigia adesso puzza un po'. Ne sono rimaste sane solo 7. Mah...

CAM [2]

...storia di un sequestro di bambini...

Cosa c'è di bello nel nostro ospedale ? Che chiunque può venirci (musulmani, cristiani e non credenti) ed essere curato anche se non ha tutti i soldi per le cure mediche. Capita però che ci siano i soliti profittatori, e così qualcuno scappa senza pagare, pur avendo i soldi per farlo. Stava per succedere anche ieri, ma Marie Therese (la caposala della maternità) si è tenuta in ostaggio tre bambini appena nati e rispedito i padri a cercare il denaro per pagare il parto delle rispettive mogli. Ed ha tenuto duro, anche quando i bimbi affamati hanno iniziato a piangere e strillare. Allora ha richiamato le madri, ha atteso che allattassero i piccoli...e richiuso la porta. In tarda serata tutti i tre padri sono arrivati con i soldi, liberando i propri figli. Capita purtroppo di dover essere così duri, ma se non fosse così chiuderemmo l'ospedale in un paio di mesi.

CAMEROUN – CONGO: 0-2

Sabato 9 ottobre 2010, match di Coppa d'Africa tra Cameroun e Repubblica Democratica del Congo. Sono giorni che la città è in fibrillazione. Il match si gioca alle 15.00 allo stadio di Roumde Adja, dove già ero stato con Emanuele. Lo stadio è pieno zeppo, il "colpo d'occhio" è davvero bello. Arriviamo alle 13, con poco anticipo, ma sufficiente per permetterci comunque di prendere dei buoni posti. Anche se intorno al campo di calcio c'è la pista di atletica, i giocatori si vedono benissimo. Fortuna che il tempo è un po' coperto, altrimenti sai che arrostita...Quando entrano i Leoni, in testa Eto'o, lo stadio si infiamma. Fino a quel momento nessun coro, nessuno sfotto' (di congolesi in effetti non si vede traccia), solo chiacchere e un po' di corse per trovare dell'acqua. In realtà non sembra davvero un match internazionale. Noi "bianchi" siamo una decina, a tifare Cameroun, ovviamente. Per animare un po' lo stadio, proviamo (io insieme a Barbara, l'unica che mi dia sostegno in questo) a lanciare una hola. Proviamo e riproviamo, ma evidentemente qui non sanno cos'è. La gradinata alla mia destra, e subito dopo la tribuna d'onore, non colgono il messaggio. E la nostra onda si affloscia dopo pochi metri. Peccato.
Inizia l'incontro, per la prima mezz'ora tutte e due le squadre trotterellano. Quando il pallone lo tocca Eto'o, tutti gridano e si esaltano. Ma in realtà non fa granché. Nemmeno fosse Maradona...Quando non te l'aspetti, ecco il gol del Congo, alla prima azione utile. Lo segna il numero 12, lo segna ed esulta, e lo stadio è di ghiaccio. Nessuna rabbia, qui sono tutti convinti che il Cameroun ribalterà il risultato. E' solo questione di tempo. Già, ma intanto un tempo se n'è andato....Non c'è reazione, non c'è gioco, non c'è nemmeno orgoglio. I Leoni sembrano dei gattini bagnati. Già, perché poi si è messo a piovere, solo 10 minuti, ma ha reso il campo scivoloso. Fortuna che ha anche un po' rinfrescato. Si riparte, sempre al trotto. Qualche azione un po' più intensa fino a che...succede il miracolo. Il Congo fa autogol: 1 a 1. Lo stadio è tutto in piedi (perché poi, se anche questa volta hai avuto bisogno dell'aiutino ?), i giocatori incitano il pubblico. Per i successivi 10 minuti il ritmo è indiavolato, ma senza uno schema di attacco. Tutti vogliono fare il bel tocco, tutti cercano l'applauso...nessuno pensa al gioco di squadra ed al risultato. Tipico. Non c'è da stupirsi. Ad ogni piccola spinta o intervento un po' "deciso", ecco che si levano insulti verso l'arbitro, accusato di essere dalla parte dei congolesi.
In realtà è stata un po' una delusione. La partita, intendo. Noi ci siamo divertiti in ogni caso. Mi dispiace solo che anche per una semplice partita il ritornello sia sempre quello di giustificare i propri fratelli, inveire contro la sfortuna, il campo, ...Non ci siamo, piccoli gattini. Non ci siamo.

E' finita 1 a 1, ma i gol sono tutti del Congo.

L'indomani molti chiedono della partita, tanti dicono di avermi visto in tv, inquadrato dalla telecamera mentre cercavo di far fare la hola allo stadio.

CAM [1]

...storia di una capretta che ha sfidato la pazienza di Bernard...
Succede un pomeriggio come tanti altri. Suonano alla porta, nessuno si precipita...alla fine vado io e mi trovo di fronte Bernard. Sudato, dentro ai suoi stivali di gomma (?!), forse un po' bevuto, zappetta in mano, testa bassa. Arruffa un discorso che mi sembra di non aver capito bene; non per il suo francese stentato, ma perché è strano, perché è maledettamente assurdo.
Bernard è uno dei guardiani della casa, è anche uno degli addetti della pepiniere (orto)...oltre che il "moroso" di Emanuele. E' una persona buona, credo 9 figli, i denti un po' consumati,...ma uno a posto.
Suona. A testa bassa mi chiede se c'è Emanuele. "Sta dormendo, dì pure a me". "No, è successa una cosa gravissima, ho ucciso una capretta in pepiniere." "Come ucciso la capretta – dico io -, ma da quando avevamo anche una capretta (aggiungo al mio pensiero)..."
Non so se ridere o stare serio. Busso alla porta di Emanuele, ma dorme per davvero. Chiamo Cristiana ed andiamo a vedere. Nel trambusto si svegliano anche Barbara ed Emanuele e allora si va tutti insieme.
E la capretta in effetti è lì, a terra. Morta. In realtà qualcuno era già entrato in giardino e stava cercando di portarla via ma al nostro arrivare si è dileguato. La povera capretta stava semplicemente mangiando le foglie di mouringa (una pianta della pepiniere con la quale si fa una sorta di polvere altamente energetica e ricca di vitamine); dapprima Bernard le è corso dietro, poi le ha tirato qualche sasso. Infine, come degna conclusione tragica di un gioco nato male, le ha tirato dietro un legno...che le è finito giusto in testa. E la capretta è riversa a terra.

p.s. Non si sa di chi sia, la capretta non è nostra.

COSE DALL'ALTRO MONDO

Mi va di iniziare una nuova piccola rubrica, come quelle che trovi in diversi giornali e che di danno notizie flash da ogni parte del mondo....solo che queste arrivano tutte dal Cameroun, sono molto personali, non sono per nulla imparziali,...e l'idea è di lasciare un "segno". Si chiamerà CAM, ovvero Cose dall'Altro Mondo, ma potrebbe benissimo essere Cose dell'Altro Mondo. Ma così si potrebbe pensare che quel che succede a casa nostra è normale, mentre qui no. In ogni caso, sarà CAM. Cioè CAMEROUN.