venerdì 17 dicembre 2010

KALEIDOSCOPIO

Dovrei guardare bene sul dizionario cosa significa, ma ricordo che era un insieme di colori e di immagini che riempiono lo sguardo. Essere all'aereoporto con Barbara ed Emanuele è la stessa cosa. Quando stamattina ho portato le valigie con Emanuele, mi è piaciuto rispondere alle sue domande su quanto sia difficile il rientro, quanto ti abbia cambiato questa esperienza, quale sia la sensazione più bella, ... il regalo più bello, adesso, è essere insieme. Le ultime due ore a cercare di ridere ancora delle nostre avventure, a cercare di non piangere sapendo che ci stiamo allontanando. All'aereoporto a salutarci viene addirittura l'impresario, avvisato da chi non si sa...non siamo riusciti a salutare tutti, ma tutti sono nel nostro cuore. Per un attimo distraiamo il pensiero da questo "arrivederci", duro come un macigno. E chi l'avrebbe mai detto ?

Una voce annuncia l'imbarco. Un abbraccio è poco, ma è quel che possiamo regalarci. Lasciamo scorrere le lacrime, impensabile di trattenerle. Ciao Garoua, ciao Ema, ciao Mozzo...on est ensamble...

Il volo è stato anticipato. Sabato 18.12.2010 atterriamo in Italia.

Buon Natale a tutti. Cri & Ross

14.12.2010, notte

"Notte prima degli esami" è una vecchia canzone di Venditti. Per noi che l'abbiamo vissuta ed è ancora viva nei nostri pensieri, è stata una notte piena di pensieri, di paure, di ansie e di speranze. Ma la costante era che ...non dormivi. Ed eccoci qui, anche noi, con gli occhi fissi a guardare il soffitto, a captare gli ultimi rumori del giardino, ad aspettare il telefono di Abrham che suona, a farci mille domande...abbiamo fatto qualcosa, qui in un anno e poco più ? Abbiamo creato legami che possano durare nel tempo ? Abbiamo lasciato una piccola traccia del nostro passaggio ? Se fossimo sinceri con noi stessi, dovremmo dire di sì. Qualcosina abbiamo fatto, ma resta il dubbio che resti ancora molto da fare. Andare via così, "di corsa", è un po' come scappare. Ma non ci sarebbe mai fine, quel giorno della partenza non arriverebbe mai...allora ti resta di guardare le valigie appoggiate al muro, pieni di ricordi e di sensazioni, appoggiare la mano al muro per cercare ancora quel calore di questa terra che scotta, sentire se i tuoi vicini di stanza dormono, ...

E' la nostra ultima notte a Garoua, domani si parte per la capitale...tutto sembra finito in un attimo. Un bellissimo quadro appoggiato alla porta è il regalo di amici che hanno camminato con noi. Difficile non piangere nel leggere il loro ultimo saluto.

PENSIERI RUBATI

E' bello starsene seduti intorno ad un tavolo, intorno ad una birra (che poi sono l'unico ubriacone del gruppo...) e raccontarsi i nostri pensieri. Pensieri che adesso voglio "rubare" e condividere. L'altra sera si ragionava sul nostro anno in Africa. Difficile, duro, bello, intenso...soprattutto la sensazione di aver messo in campo risorse che non sapevamo di avere. L'Africa, da questo punto di vista, ti sveglia. Ti impone di trovare soluzioni, di arrangiarti, di pensare oltre, di guardare in ogni direzione. E per noi che siamo abituati al "tutto e subito", al chiedere e comprare...bhe, ragazzi, qui non c'è storia. Ma ci ricordiamo i primi giorni in cui diventavamo matti per il ritmo lento ? perché le cose non si trovavano ? perché tutto si rompeva ? perché nulla girava per il posto giusto ?...qui la vita si assapora lenta, giorno per giorno. Come sarà rientrare, soprattutto sotto le feste di Natale ? Forse un caos difficile da reggere. Intanto qui si sta preparando il pranzo di Natale con tutti i dipendenti delle strutture. Quest'anno i regali sono semplici ma essenziali. Due litri d'olio, del sale e del sapone. Anche qui si insegna a regalare cose utili. E noi, come siamo messi ?

RAMATOU

Siamo a Saare Jabbaama per i saluti agli educatori ed ai ragazzi. Fra pochi giorni partiamo ed allora eccoci in giro per le strutture per un saluto finale.
I ragazzi più grandi stanno ripulendo il mais per il pasto serale; i più piccoli sono a scuola. Arriva una macchina con Jacques e Ramatou, l'unica educatrice femmina. E' in maternità perché un mese fa ha partorito una coppia di gemellini. Da quando si è dedicata forzatamente alla gravidanza, non ha più messo piede a Saare Jabbaama. Quando i ragazzi la vedono le corrono incontro entusiasti, per loro è come se fosse una mamma. Le strappano di braccio i piccolini, la riempiono di baci ed abbracci e si coccolano i neonati. E' una immagine bellissima, di una dolcezza e di una semplicità disarmante...dei ragazzi di strada, che non hanno quasi più famiglia, che si prendono cura dei fratellini più piccoli con un amore sincero e totale. E' bello esserci, per riassaporare ancora una volta i valori veri di questa vita.
Parlare con Ramatou smuove l'anima. Il primo compagno è scappato quando ha saputo che era incinta; lei se n'è andata di casa perchè osteggiata dalla famiglia. Il suo nuovo compagno, padre dei due piccolini, è senza lavoro. E lei, a Saare Jabbaama, era una volontaria, senza stipendio. Eppure è qui, grazie anche al contributo della struttura, con il sorriso di sempre.

GORGES DE KOLA

(pubblicato in ritardo)
Ultima gita, qualche settimana fa, alle gole di Kola. Posto strano, un po' lunare, in mezzo al nulla. Segui una pista, trovi un cartello, parcehggi l'auto e prosegui a piedi. Nulla di diverso da una qualsiasi altra gita. Ed ecco la roccia in mezzo alla sabbia, l'acqua in mezzo all'arsura, lo stupore semplice di scoprire ogni giorno cose nuove. E' come stare dentro un torrente. La roccia nera brucia i piedi, la luce acceca ogni cosa...
Quando rientramo in superficie troviamo refrigerio sotto un boukarou. Mangiamo il nostro panino preparato come al solito all'ultimo. Ad osservarci ci sono i soliti ragazzini, pronti a raccogliere le briciole che cadono. Ancora una volta resto colpito da questa "miseria".

L'ECOMOSTRO

(pubblicato in ritardo)
Giornata folle, ma si doveva fare. Da sette anni c'è in giardino il container verde con dentro...non si sa bene cosa. Dovevo affrontarlo. E siccome adesso ho bisogno di spazio e stiamo cercando di infilare tutto dentro l'ospedale (tutto quel che serve), l'ho attaccato. Su un lato, dietro pezzi di mobiletti (stile ikea) da montare, ci sono sei letti d'ospedale. Quelli che servono per completare il day hospital. Tolti quelli, sull'altro lato, appare l'ecomostro. Ne avevo sentito parlare, sapevo che c'era. E adesso è lì, davanti a me. Posso toccarlo, ma lo prenderei volentieri a martellate. E' una macchina per la radiologia. Credo sia degli anni 80. Dopo pranzo siamo andati tutti in visita (io, Barbara, Emanuele e la consulente tecnica Cristiana). Confermato. E' degli anni 80. Funzionerà ancora ? Chi la sa montare ? Il tempo oramai volge al termine, sarà la missione di qualcun altro. Non posso farcela. Resterà lì ancora per altri sette anni ?

CAM [7]

(pubblicato in ritardo)
...storia di una tanichetta spersa in un container...
Quando ti imbatti nella voglia di mettere ordine in quello che resta nei container, può capitare di scovare in fondo ad una cassa una piccola tanica che ti era sfuggita. Allora la guardi incuriosita, perché forse è quello che cercavi da tempo, che non saltava mai fuori ed ora che hai quasi finito...eccola lì. E' la curiosità a trasportarti, a prenderla in mano, leggere l'etichetta...profumo per auto. 5 litri....vi siete dimenticati di inviare anche il profumatore. Lo aspettiamo, eh ?!

domenica 12 dicembre 2010

LA STRADA DEL RITORNO

...chi viene in montagna con me, sa che non amo tornare per lo stesso sentiero.

Non so perché, ma è così. Sembra di tornare indietro, invece a me piace arrivare a casa per una strada nuova. Sarebbe bello tornare in italia attraversando il deserto o risalendo la costa ovest dell'africa. In macchina. Quante volte ne abbiamo parlato con Barbara ed Emanuele...sarà il prossimo sogno.

Per oggi purtroppo mi tocca rientrare dalla città per la solita strada. La faccio mille volte al giorno...ma si vede che si avvicina il nostro rientro ed allora sento già che questa terra un po' mi manca già. Mi mancherà la tranquilla frenesia del nostro fare, del nostro convivere con altre persone, di sapere che ogni giorno sarà un'esperienza nuova. Non mi sono mai interessato di sapere o capire cosa sia il mal d'africa. Tanti ne parlano. Adesso provo a pensarci e credo che per me sia il modo di vivere qui. A volte irritante, molto spesso libero da schemi e condizionamenti. I vincoli, i limiti - se vuoi - te li metti tu. E qui non c'è la rincorsa al "tutto", concorrenza sul posto di lavoro, televisione che ti toglie il pensiero, ...c'è invero la fame, la povertà, la morte. Ma dietro tutto c'è il sorriso, la mano che chiede e che ti offre il suo aiuto. Ci sono molte cose che a casa non abbiamo, o abbiamo dimenticato. Chiusi nel nostro mondo. Questo è un altro mondo, è vero. Nel bene(ssere) e nel male(ssere). Ma chi aveva provato a descriverci l'africa, ha dimenticato mille e mille cose. Nemmeno noi riusciremo a trasmettere agli amici la nostra esperienza. Allora come si fa ?

CAM [8]

...storia di "rosso malpelo" in cameroun...

Ero in città per le ultime compere, nulla di particolare. E' vero che stamattina alle 6 c'erano 13 gradi (lo dice il dottore), ma nulla di così insolito nell'aria. Vado dal solito venditore, che mi avrà già visto mille volte, e mi imbatto nella consueta cassiera (che invero ci tiene tanto che la saluti, ...mi ha fatto notare che una volta non l'ho salutata con dovuto riguardo...mah). Ma capisco che oggi mi guarda strano, un po' trasognata. Non perché io sia diventato più bello, ma chissà quale nuovo ingranaggio si è mosso nella sua testa. Forse era tanto che aveva sulla punta della lingua questa domanda, chissà...allora ha preso coraggio e mi ha chiesto se i miei capelli rossi sono veri. "100 % !" ci pensa un po' e poi mi chiede: "e la barba, rossa anche quella, è vera ?"...


06.12.2010

...eccola la cigliegina ! Dopo tanto penare, tante discussioni, tanto tempo perso...è finalmente arrivata una dottoressa camerunese. Nel frattempo ce ne siamo fatte scappare almeno due. Vabbé, gioiamo perchè questo ospedale possa anche nei servizi essere dei camerunesi, con medici ed infermieri locali. Voto per l'indipendenza. Fa crescere. Non vorremo mica avere mille colonie in giro per il mondo, no ? Qui abbiamo tutti da imparare, e da condividere. Anche da insegnare, alle volte. Ma il cambiamento deve venire da dentro, da loro. Cristiana lascia con piacere il suo posto. Sarebbe stato auspicabile succedesse prima, in ogni caso con la nuova dottoressa ci sarà anche il servizio di pediatria (almeno si spera che si voglia cogliere questa opportunità).
Così, a tempo perso, Cristiana continua nella sua formazione sull'impiego dell'ecografo e farà un corso di educazione alla sessualità alle ragazze della Maison de Jeunes et de la Culture. Sono ragazze che non hanno la possibilità di andare a scuola (mancanza di soldi) e che cercano di imparare un lavoro; nelle ore di frequentazione della MJC hanno chiesto anche la disponibilità di Cristiana...perché no ?

PARTIAMO?

....e sia ! Finalmente un tardo lunedì del mese di novembre abbiamo aperto i battenti della nuova ala dell'ospedale. L'apertura è ufficiosa, l'inaugurazione sarà a gennaio...ma a quel punto noi saremo già in italia. Poco importa dell'ufficialità (almeno a me, poco importa); sono contento perché ora possiamo dire che iniziano a vedersi i frutti del nostro lavoro. Un po' mio, un po' degli altri volontari, ... e molto degli operai camerunesi. Mi piace pensare che abbiano davvero compreso che è il loro ospedale, e non il nostro ospedale. Noi ce ne andremo, loro resteranno e potranno gioire per i servizi che l'ospedale potrà loro fornire. Sembra scontato, ma nei momenti di duro scontro con l'impresario, di difficoltà nel continuare i lavori, di imprecisione nelle esecuzioni...ricordare che l'ospedale è per loro ha cambiato il modo di "vivere in cantiere". Credo non avessero mai colto questo aspetto; credo lavorassero per un lavoro, per un salario. Ma non può essere solamente questo. Ne siamo tutti convinti. "Gettare le basi" significa anche questo.
In ogni caso, quando ho visto i primi pazienti attraversare il corridoio ho avuto un brivido...di soddisfazione, di emozione e di gioia.
Di lavoro ce n'è ancora da fare, ma si lavorerà nelle retrovie. Adesso sposteremo i vari servizi nella nuova ala e rimetteremo a nuovo i vari locali che si libereranno. A piccoli passi, ...partiamo.
Rivedendo le foto dell'ospedale quando sono arrivato e quelle di oggi...non ci posso credere. Mah !? Adesso ci vorrebbe la cigliegina sulla torta...

17.11.2010

Festa del montone. Ma quest'anno conosciamo molta più gente, e pertanto fioccano gli inviti a casa. E non si può rifiutare. Qui è una festa molto sentita. E fa piacere in ogni caso vedere tanta attenzione.

Siamo stati a casa della sorella di "pesce lesso" (così Angelle chiama un musulmano, per il suo aspetto dal viso un po' allungato e dall'espressione un po' addormentata). Ragazzi, che casa ! Arredata con stile (metà africano, con influenze europee), poltrone classiche da salotto veneziano, vetrinetta con un sacco di pentole in bell'ordine, condizionatore a palla, tappeti lussuosi, luce soffusa,...in collegamento con la Mecca su tv satellitare. Colpisce che siamo così diversi ma alla fine si riesce a stare tranquillamente seduti nella stessa stanza a parlare di Corano, Ramadan, Moschee e preghiere. E loro ci tengono a farti partecipe della loro religione, ma senza pressione. Non c'è ostilità, solo un gran senso di rispetto reciproco. Siamo stati bene, abbiamo mangiato un ottimo montone con una salsina eccezionale, bevuto foulerè, ...

15.11.2010

Secondo compleanno in Africa. Giornata semplice, una torta in casa in compagnia. Tanti messaggi di auguri sul telefonino e sulla mail. Un grazie ancora a tutti.

Ma com'è passare il compleanno qui ? Dipende da come lo vivi. Io non ci faccio mai molto caso, mi è sufficiente che la giornata sia bella e che possa prendermi i miei tempi. Così è stato; il dolce di Cristiana e Barbara era buono.