mercoledì 21 luglio 2010

BUONE NOTIZIE

In sottofondo ascolto un pezzo scatenato dei Guns N' Roses. "Paradise city".
Chissà che fine hanno fatto. In compenso la nostra piccola Djamboutou cresce. Le piogge di questi giorni le hanno ridato il verde. Il mais nei campi inizia a crescere. Per la gente di questo posto sta iniziando la stagione "fredda".
Stamani al mercato ho beccato uno con un maglione di lana. Vero. Anche Cristiana ha reiniziato a dormire con la maglia a maniche lunghe e il lenzuolo. Io vorrei tenere il ventilatore acceso anche la notte. Stranezze di questo paradiso di città.
Il container che doveva essere qui lunedi è arrivato sabato, con due giorni di anticipo. Peccato per il conducente. Ha passato il fine settimana sul camion, in sosta fuori del giardino. Le gru non erano disponibili.
Anche il sesto ed il settimo container sono a terra. Anche questa volta qualche numero per scaricarli, ma almeno adesso ci siamo tolti il pensiero. Sono tutti a casa. Tre li ho già venduti e tolti dalla vista. Spero entro fine mese di toglierne un altro. Poi si vedrà. Non è semplice.
Soprattutto non è semplice capire come e cosa ci viene messo dentro. Cioè la logica che porta noi stranieri ad inviare qui cose inutilizzabili, scassate o scadute. Se non fosse un problema, ma davvero grosso, ci riderei su. Ma cosa posso farci di una decina di paia di stivali in gomma con l'interno in pelo ? Mi date un aiutino ? A chi li regalo ? Posso venderli ? E' ben vero che loro hanno freddo, ma....
Ma voglio farvi un piccolo elenco (con commento non esaustivo), per darvi l'idea dell'originalità.
Borse dell'acqua calda (Angelle dice che hanno pensato a Cristiana....può essere).
Orologio da stazione ferroviaria (qui arrivano sempre in ritardo, il concetto di tempo non esiste; o meglio è legato alla luce, al sole. Potrei appenderlo all'ingresso dell'ospedale...)
Divise per ospedale, dalla taglia 58 alla 64 (non direi che qui sono così obesi, a stento riescono a mangiare due volte al giorno...)
Stufa a legna o cucina economica che dir si voglia. Era proprio in fondo al container, sopra un pallet di piastrelle (rotte dal peso). Quando l'abbiamo scaricata ho chiesto a chi poteva servire. Dai volontari mi è stato risposto che qui legna non ce n'è molta, che avevano pagato anche un sacco per inviarla qui...che potevo venderla. Fosse semplice (tenendo conto delle giuste osservazioni, ma che andavano fatte in italia prima di caricarla sul container). Quando Benjamin, io e Belé l'abbiamo caricata in macchina per portarla in casa cumse, Benjamin non poteva credere che pesasse così tanto. Gli ho fatto vedere che era in ghisa, con mattoni refrattari all'interno, che noi la usiamo per scaldare la casa..."e questa terra che c'è dentro?" mi chiede. "no, non è terra. E' cenere. Forse la cenere dell'ultimo fuoco". "Ah..."
Tranquilli, in ogni caso qualcosa di utile c'è. Solo che la maggior parte delle cose si trovano anche qui. Piastrelle, tubi, teli, quaderni, ciabatte, neon, lampade, cavi elettrici, ...chiaro che in sette container ci stà un mare di roba. Il problema è gestirla. E se qualcosa non si può utilizzare, arriva già rotto o è scaduto...bhé qui non ci sono le nostre belle discariche a raccolta differenziata. Qui c'è solo la strada, una buca, un fuoco acceso.
Provo un pò di vergogna, non capisco e non mi sembra giusto.

ULTIME NOTIZIE

Non ci sono grosse novità. Stiamo bene; continuiamo nelle nostre faccende, tra difficoltà, gioie, successi e sconforti. In compenso in casa c'è un clima sereno. Alla nostra comunità si è aggiunto Abraham, che è tornato dall'italia dopo tre anni di convivenza nella comunità COE di Barzio. E' silenzioso ma quando si lascia andare è molto divertente. Ha studiato agraria (o qualcosa di simile) e si occupa – per il momento – di seguire i lavori di allestimento del campo coltivato dietro Saare Jabbaama.
Ci mancano i fine settimana a zonzo con Barbara ed Emanuele, alla scoperta di questo paese. Speriamo tornino presto.
Nel frattempo Paolo si sta organizzando per mettere in piedi il suo nuovo progetto: "Mama Chantal". Produzione e vendita di vestiti africani. Per ora le indossatrici sono state Cristiana ed Angelle. Manca una figura alta (Barbara). Per la linea uomo io sono stato escluso. E non capisco perché. Appena saranno pronti i primi modelli cercheremo di proporli in anteprima sul nostro blog.
I lavori alla nuova ala dell'ospedale procedono alacremente. I volontari Dino, Enrico, Giuseppe e Filippo sono rientrati dopo aver concluso l'impianto idraulico, la posa delle finestre e porte in alluminio e la sistemazione di Casa Cumse. Da circa un paio di settimane è arrivato anche Maurizio, che sta procedendo velocissimamente ad allestire l'impianto elettrico. E' un piacere vederlo all'opera. Ordinatissimo. Ma quel che mi piace di lui è che entra in contatto con tutti molto facilmente. I ragazzi camerunesi che lavorano con lui lo adorano. E' perché lui non solo gli assegna i lavori da fare, ma li segue insegnando loro cosa e come fare. E' il suo stile. E' scout anche lui. E' da vent'anni che viene in africa per brevi ma intensi periodi. Ha l'approccio che mi piace, che condividiamo. Insegnare un mestiere per lasciare agli altri qualcosa di buono, non solo una costruzione ben fatta.

Forse lunedì saranno qui gli ultimi due container. Intanto abbiamo iniziato al vendita ed il dislocamento di quelli già arrivati e svuotati.
Insomma a piccoli passi...si va avanti.

PISCINA

Da qualche mese ci siamo abbonati alla piscina. L'unico specchio d'acqua (pulita) dove sia possibile stare in ammollo. Ha pure il trampolino, ma non è lunga più di 15 metri. Quando possiamo andiamo lì, per bere una bibita o per fare quattro bracciate. Io ovviamente mi sono già scottato, ma solo leggermente. Nei giorni di afa è una liberazione. E' sufficiente un'oretta prima di cena. Tanto lo "stagno" è a soli due chilometri da casa.

Purtroppo però l'imprevisto che non ti aspetti è dietro l'angolo...o dentro un tubo. La piscina è fuori uso oramai da tre settimane causa una rana che si è infilata nel tubo di scarico dell'acqua durante le settimanali operazioni di pulizia della piscina. E non ne vuol sapere di venir fuori.



Sentire l'eco del suo gracchiare dentro il tubo è divertente...anche se con questo caldo vorrei che riuscissero a risolvere il problema.

sabato 3 luglio 2010

SACCHI [30.06.2010]


Oggi è giorno di paga per i dipendenti delle strutture. Fuori dalla porta dell'ufficio c'è baccano e coda. A stento riesco a passare per rientrare a casa. Solo un attimo per bere un bicchier d'acqua, lavarmi le mani e poi riprendere il duro lavoro odierno. Oggi, insieme alla "squadra", stiamo scaricando "Eccolo". A pochi passi il cantiere è in fermento. Gli operai si muovono nel caldo torrido a petto nudo. Loro fortunatamente sono al coperto (stanno montando le finestre in alluminio arrivate con il quinto container) mentre noi sudiamo le proverbiali sette camicie a spostare bancali di piastrelle, secchi di pittura, mobili per il laboratorio...altre 15 tonellate di materiale.
In un angolo del cantiere vedo che con cura certosina (solo su queste cose, peraltro) gli operai ammucchiano i sacchi di cemento, vuoti del loro contenuto. Hanno uno strano modo di piegarli, quasi un rito. Mi chiedo in silenzio il motivo di questo loro fare.

Alle quattro del pomeriggio sono con Cristiana in città; un veloce giro al mercato per cercare delle stoffe per un vestito. Arriva un messaggino sms sul telefonino. E' Checco T. che mi fa sorridere, scrivendomi: "...anche mia moglie a luglio dorme con la coperta di lana...tu mi capisci. Ciao". Eccome se lo capisco. Siamo dei santi.
In ogni caso, a lui che lavora in una fabbrica di produzione di sacchi e sacchetti di tutti i tipi, svelo il segreto dei nostri sacchi di cemento: ci incartano la carne che vendono sfusa....un sapore un po' robusto.

"ECCOLO"

E' lunedì mattina; non sono ancora le 8.00. Insieme a Tecla stiamo vedendo delle cose d'ufficio ed alla finestra si affaccia un tipo sulla cinquantina. Musulmano, mi sembra. E' tranquillo, molto flemmatico. Tiene in mano una cartellina unta d'olio di motore. In un francese molto chiuso mi dice che sono i documenti del container. "Quale container ?!" "Il container che aspettavate..., siamo arrivati ieri...". "Scusa caro (nel tono in cui lo direbbe la Simonetta), mi hai forse detto che eri partito ? Non avevi il camion in panne ? Potevi chiamarmi per dirmi che arrivavi ? " Lui con tutta la sua tranquillità mi dice che non c'è problema, nemmeno se deve aspettare delle ore prima dell'arrivo delle gru. Lui intanto si mette lì, sotto il portico, all'ombra e dorme. E lo fa davvero; bello, pacifico, steso sulla sua stuoia, nell'angolo esatto della casa in cui tira l'unico refolo di vento. Ne sa una più del diavolo...
Le gru sono arrivate a mezzogiorno. Un mezzogiorno di fuoco. Decido che anche questo lo parcheggiamo fuori dal cortile di casa. La manovra non dovrebbe essere difficile. Le gru si posizionano. Iniziano le manovre. Ad impennarsi per primo è il camion-gru guidato dall'ubriaco (anche oggi sobrio). Il terreno leggermente in discesa, il peso del container non proprio minimo, l'avantreno evidentemente non sufficientemente pesante...così la motrice si stacca da terra di un buon mezzo metro. L'altro camion-gru invece tiene botta, ma occorre invertirli.
Dopo un'ora si riprova. Le gru alzano il container, poggiato sul solito camion con sponde (ma fortunatamente non è incastrato). Ora il camion deve solo sfilarsi, ma le ruote slittano sulla sabbia. Ovvio. Ovvio che anche oggi non poteva andare liscia. Sotto ci abbiamo infilato delle assi di legno, dei sassi...ed alla fine anche il quarto è a terra.

Ho deciso di chiamarlo "Eccolo", perché lo aspettavamo da tempo e ne avevamo perso le tracce. Benvenuto nella famiglia dei container, che conta tra gli altri: "Cementolo" (che conteneva sacchi di cemento, e che abbiamo venduto a Benjamin), "Garzolo" (che è pieno di garze, tamponi, siringhe, pannolini e altro materiale ospedaliero; questo è parcheggiato all'ombra dietro il garage), "Grigiolo" (perché è il container più vecchio, triste..e di color grigio), "Radiolo" (contiene tra l'altro una macchina per fare radiografie, che forse un giorno verrà utilizzata), "Bianco" (che è bianco/ruggine e contiene non so ancora ben cosa) e "Due" (perché sul suo portellone c'è un bel 2 e perché, come nei sette nani, ce n'è uno che ha un nome che non c'entra nulla con gli altri; quale ?).